Coredo, il progetto “Una canonica da vivere” regala molti spunti di riflessione

L’incontro tenutosi a Coredo
A pochi giorni dall’arrivo degli ospiti, venerdì scorso la copmunità è stata invitata a un incontro di riflessione sul progetto “Una canonica da vivere”

Il progetto in atto in questi anni sul territorio trentino, denominato “Una canonica da vivere”, ha trovato nella serata di venerdì 16 settembre a Coredo un momento importante di riflessione e di ripresa delle motivazioni e risorse presenti nelle comunità dell’Altopiano della Predaia.

Il tutto grazie ad un accurato percorso di preparazione guidato dall’Arcidiocesi con la Fondazione Comunità Solidale diretta da Cristian Gatti e le parrocchie trentine, che mettono a disposizione spazi e risorse, sia materiali sia umane, ai fini dell’inserimento sociale di persone e famiglie in difficoltà.

In questo caso la parrocchia di Coredo, a seguito dei recenti complessi lavori di ristrutturazione diretti dallo studio Endrizzi, che hanno messo in sicurezza e rilanciato il Cinema Teatro Parrocchiale Dolomiti, ha potuto compartimentare e rendere idonea all’ospitalità l’accogliente abitazione ubicata al primo piano del cinema.

In fase di sensibilizzazione e di preparazione, insieme a molte espressioni di sostegno, non sono mancate le resistenze, provenienti dagli stessi fedeli, per diversi motivi compreso il venir meno, sia pure per un periodo transitorio, di una preziosa risorsa per far fronte ai numerosi lavori di risanamento dei vari edifici parrocchiali.

Alla fine, grazie all’opera di collegamento del consiglio pastorale con il parroco e le associazioni, ha prevalso l’apertura nei confronti di alcune emergenze di carattere sociale presenti nel nostro Trentino. Così come, in questi ultimi anni, enti di notevole importanza sociale come la Croce Rossa, fino ad ultimazione della nuova sede, hanno potuto contare sull’ospitalità gratuita delle strutture parrocchiali.

A pochi giorni dall’arrivo degli ospiti, l’incontro pubblico di venerdì scorso con la cittadinanza si è rivelato prezioso, anche per aver posto in luce i tanti diversificati soggetti coinvolti nell’operazione “Una canonica da vivere”.

Soggetti che hanno posto in evidenza i fattori che favoriscono la riuscita del progetto, a cominciare dall’armonico impegno d’insieme a favore di persone, che a un certo punto della vita, per problemi legati alla famiglia, al lavoro, alle varie dipendenze, si sono trovate in affanno.

Unitamente all’arcidiocesi, rappresentata da Fondazione Comunità Solidale e parrocchia, l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, la Comunità di valle e le amministrazioni comunali, soprattutto – si è detto – i volontari del posto con piccoli segni di accoglienza ( un gesto, un saluto, un aiuto nei lavori di casa o nel reperire le medicine, l’invito a dare una mano per una festa o un piccolo servizio): tutto può servire per un ritorno alla vita.

Mentre la parrocchia mette a disposizione le strutture in comodato gratuito, agli ospiti viene peraltro chiesta una compartecipazione delle spese, con l’impegno di interagire verso la comunità rendendosi disponibili pure loro per aiutare. È quanto emerso da alcune toccanti storie di vita, offerte da alcune persone con esperienza di coabitazione come Mario (Primiero), Ettore (Val di Non), Wafa (Tunisia), oltre che da volontari che li accompagnano in questo percorso rappresentati da Augusto di Revò.

In sostanza si è evidenziato come questa tipologia di progetto, oltre che per le competenze degli specialisti che lo seguono, riesce nella misura in cui cresce una comunità accogliente, dove anche i problemi più grossi vengono affrontati insieme dal volontariato.

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