“Il CSI? Non solo un contenitore…”

Il Centro Sportivo Italiano del Trento, dopo 70 anni, è guidato per la prima volta da una donna. A pochi mesi dalla sua elezione, Gaia Tozzo, 35 anni, traccia un primo, positivo bilancio

Dopo 70 anni, per la prima volta una donna guida il CSI Trentino. Trentacinque anni, lauree in sociologia e psicologia del lavoro, dallo scorso aprile Gaia Tozzo è la nuova presidente dell'associazione che “promuove lo sport come momento di educazione, di crescita, di impegno e di aggregazione sociale, ispirandosi alla visione cristiana dell'uomo e della storia nel servizio alle persone e al territorio”.

Nove mila soci, dai bambini agli adulti, oltre 150 società affiliate, 30 discipline sportive, le più popolate sono atletica leggera, pallavolo, ginnastica artistica, orienteering, tennistavolo, nuoto e pallanuoto, arti marziali, sport invernali e calcio. “Troviamo buone risposte alle nostre attività anche e soprattutto nelle valli dove ho trovato più familiarità rispetto alle città”, commenta la giovane presidente che già dura la presidenza di Ezio Zappini si era fatta conoscere per il suo lavoro “dietro le quinte” all'interno del CSI di Trento.

Ambiti differenti, stessa missione. Con un concetto ben chiaro: lo sport è educazione. “Lo sport deve essere usato come strumento e non soltanto come fine. Per questo, negli ultimi quattro anni, abbiamo cercato nuove strade e nuove collaborazioni – piani giovani, il mondo delle pari opportunità e dell'educazione al genere, l'ambito delle politiche familiari e di conciliazione – per portare efficacemente a obiettivo la fondamentale mission del nostro ente: la promozione sportiva”, continua Gaia.

Il movimento è in continua crescita e per far fronte alle sue necessità il Comitato si regge sul contributo associativo di società e atleti tesserati, sui contributi del CONI ripartiti attraverso il CSI Nazionale, sul supporto finanziario della Provincia per quanto riguarda l'attività ordinaria e, sempre meno, su qualche contributo privato finanziario o in forma di materiali e prodotti per le nostre manifestazioni. “Il CSI non va più inteso soltanto come un 'contenitore'; vanno benissimo i campionati ma vogliamo essere sempre più strumento educativo. E per questo, per progredire e non tornare indietro, servono più risorse umane e una maggiore solidità e disponibilità economica”.

Tra gli obiettivi della nuova presidente anche quello di coinvolgere maggiormente i giovani. “Avrebbero tanto da insegnarci, vengono descritti come ipertecnologici, liquidi, ma spesso mi trovo di fronte a persone disorientate e incapaci di utilizzare tutto il proprio potenziale. In un mondo che divide, che isola, lo sport deve avere il compito di riportare alla socializzazione”, sottolinea Tozzo che ricorda come, già a partire dal primo anno di mandato, l'idea sia quella di di coinvolgere una decina di giovani di età non superiore a 29 anni, provenienti o proposti dalle società già affiliate, per costituire un nuovo “organo” di consultazione nel Comitato, il “gruppo giovani dirigenti CSI”. “Vogliamo formare al nostro interno – spiega – ragazzi volonterosi e preparati, in grado di impegnarsi a loro volta nella progettazione di iniziative e, in futuro, garantire un adeguato ricambio generazionale delle cariche istituzionali”.

Il bilancio dei primi mesi di lavoro è molto positivo. “Un mese dopo la mia elezione, il presidente nazionale, anche lui neo eletto, mi ha mandato un messaggio su WhatsApp per chiedermi come stava andando…”, racconta sorridendo Gaia Tozzo. “Qui ho trovato un ambiente aperto mi sono trovata subito a mio agio. È un ambiente che ti motiva, un mondo che al di là dei valori cristiani è fatto di belle persone. Perché come dice sempre il nostro don Daniele Laghi, 'ci vuole chi spacca il ghiaccio ma poi ci deve essere anche la squadra che ti segue'”.

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