La misericordia col camice bianco

Medici e operatori sanitari a confronto con l'Arcivescovo sull'etica della cura. Una forte riflessione del dott. Cembrani

"Cos'è la misericordia e come si può essere persone misericordiose e miti in un tempo in cui domina la prepotenza, anche verbale, di chi lotta per conquistare il potere, spacciato per stile di vita ideale e necessario per uscire dalla crisi?".

È stato un intervento profondamente coinvolgente quello dedicato dal dottor Fabio Cembrani ai numerosi presenti al convegno "La misericordia nella relazione di cura" organizzato dall’Ordine dei medici, con il patrocinio della Presidenza della Provincia autonoma di Trento, svoltosi giovedì 29 settembre nell'aula magna della Fondazione Bruno Kessler a Trento.

Costruire una relazione a misura dei bisogni del paziente non affidandosi solo a scienza e tecnica e non limitandosi alla cura dell'organo malato, ma dedicando tempo all'ascolto della persona e della sua biografia al fine di perseguire l'obiettivo dell'umanizzazione nella relazione di cura tra medico e paziente è doveroso e possibile e richiede quel "gioco di squadra" reso manifesto dalla presenza di Annamaria Marchionne, presidentessa della Consulta Provinciale alla Salute, di Luisa Zappini, presidentessa del Collegio IPASVI-Infermieri professionali, assistenti sanitari e vigilatrici di infanzia di Trento, di Carlo Tenni, presidente della Consulta diocesana della Pastorale per la salute, per ACOS-Associazione Cattolica Operatori Sanitari e dalla partecipazione dell'imam del Trentino-Alto Adige Breigheche e dell'Arcivescovo Tisi che ha assicurato pronta collaborazione nel sostenere sinergie a favore di una rinnovata umanizzazione in ambito sanitario (vedi sotto).

Al saluto iniziale del presidente dell'Ordine dei medici Marco Ioppi, dell'Assessore provinciale alla sanità Luca Zeni e del neodirigente dell'Azienda sanitaria trentina Paolo Bordon, sono seguite le intense riflessioni di Cembrani, medico che dirige l'Unità Operativa di Medicina Legale di Trento, autore de "Quando la medicina diventa misericordia" (Marietti, 2016), libro nel quale si interroga sul "ridare senso alla relazione di cura".

"Spesso associamo alla misericordia un moto fugace che si traduce in pietà e compassione ma non spinge all'azione, per questo mi sembra una via di fuga dal campo di battaglia della modernità e dalle sue contraddizioni – ha esordito Cembrani -. Invece, considerando l'etimologia che la identifica nella parola ventre, è qualcosa di molto carnale, che sgorga dalle viscere e dal cuore e, simile all'utero della donna che è generosamente pronto ad accogliere una nuova vita, è promessa e dà speranza".

E qual è il volto umano della misericordia? "È un'attitudine della persona donata gratuitamente che unisce credenti e non credenti, visitare i malati e seppellire i morti sono infatti orizzonti della misericordia umana e violare tali virtù significa rinunciare a vivere una vita buona e giusta".

Gli operatori sanitari sono chiamati a infondere fiducia e speranza, ricordando che l'arte della cura non è competizione. In questo senso, la mitezza, da non confondere con l'umiltà e la modestia, consente all'altro di essere ciò che è e insegna a non giudicare, rifiutandosi di esercitare violenza anche con parole offensive e irresponsabili. Ma "essere miti non corrisponde ad essere arrendevoli o rinunciatari e per chi svolge la nostra professione si tratta di consolare, rispettare, adoperarsi per risolvere problemi, indignandosi quando occorre ma mai per interesse personale e attuando gesti concreti per spezzare le catene di quell'indifferenza anestetizzante citata da Papa Francesco nell'indire l'Anno giubilare della misericordia".

La riflessione è poi proseguita a più voci: Tenni ha ricordato la significativa esperienza del Pellegrinaggio dei malati in occasione del Giubileo a loro dedicato domenica 25 settembre, mentre Zappini ha anticipato che l'IPASVI dedicherà un convegno alla misericordia il 12 maggio 2017. "Si entra nell'intimità di una persona attraverso la porta della sofferenza – ha aggiunto Marchionne – e l'arte medica deve essere espressione di gesti in cui competenze, tecnica e umanità si completano nella dimensione antropologica dell'ospitalità. Non ci può essere responsabilità etica senza ascolto e la misericordia, considerata come virtù attiva, responsabilizza ad accogliere il malato nella sua unicità, offrendo criteri validi per perseguire l'efficienza dei servizi ma senza violare i diritti delle persone".

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina