La missione in tre verbi

Vedere, fermarsi, toccare: tre attenzioni “raccontate” alla Veglia diocesana dai missionari trentini

Vedere, fermarsi, toccare. Attorno a questi tre verbi ha ruotato la riflessione della Veglia missionaria che ha richiamato sabato scorso in un Duomo gremito missionari, gruppi missionari ma anche famiglie, singoli venuti da tutto il Trentino (in particolare, molte presenze anche da Vermiglio e Val di Fassa) per il consueto appuntamento diocesano d’inizio ottobre.

La Veglia intende essere un momento di preghiera per coloro che partono per la missione con la consegna del mandato dell'Arcivescovo ma anche per ogni fedele, affinché il Signore risvegli il cuore così da avvertire l'urgenza della chiamata missionaria verso tutti i popoli. L'incontro ha voluto essere un'occasione per dire grazie al Signore, come ha suggerito don Lauro all'inizio della celebrazione, per la fecondità della Chiesa trentina e un'opportunità per dire che si potrebbe fare di più per la missione, “per trasformare il nostro cuore dall'egoismo dell'io al noi”.

La presenza di suor Josephine Michael, di suor Anna Quinterio e di padre Celestino Miori, ha aperto le orecchie, gli occhi e il cuore su tre realtà molto diverse tra loro ma unite dal filo rosso delle difficoltà: guerra, fame, turismo sessuale. Per avere un cuore misericordioso, ha affermato suor Josephine, è necessario guardare negli occhi coloro che soffrono, vedere significa non girare la testa da un'altra parte. In una terra come il Pakistan, scossa da terrorismo, fondamentalismo e settarismo che causano persecuzioni nei confronti dei cristiani, suor Josephine invita a guardare al Signore, a rispondere al suo invito di amare tutti anche coloro che fanno il male, che uccidono persone innocenti, senza distinzioni.

Suor Anna, riferendosi ai primi anni di missione a Cuba quando il vescovo le aveva consigliato di prendere la bicicletta ed andare tra la gente prima di fare cose, ha invitato a trovare il tempo per fermarsi, per vedere bene, per non passare oltre. L'attenzione è il segreto, l'arte dello stare nella storia, lì, in quel luogo e con quella gente. Il cappuccino padre Celestino, narrando i suoi 36 anni di missione in Mozambico, ha sottolineato l'importanza dell'immergersi nelle situazioni, del "toccare", del lasciarci coinvolgere nella situazione altri.

Anche Stefania, una ragazza che ha partecipato quest'anno all'Esperienza Estiva in Togo nella sua testimonianza ha ripreso i tre verbi vedere, fermarsi, toccare. Con semplicità ha raccontato l'accoglienza che lei e i suoi amici hanno ricevuto. Il mese trascorso in Africa l'ha costretta a mettersi in discussione, a rivedere il suo atteggiamento verso gli stranieri, il suo essere ospitale.

La celebrazione si è conclusa con il mandato a nove missionari in rappresentanza di tutti i trentini presenti nel mondo. Pochi quest'anno i partenti perché la maggioranza venuta durante l'estate, è già ripartita. Da registrare il primo impegno missionario di fra Ivan Dalpiaz, francescano dell'Ordine dei Frati Minori: destinazione Senegal. “Questa sera abbiamo ascoltato pagine di Vangelo vissuto – ha concluso l'arcivescovo – un invito a tutti i presenti ad avere le mani legate a quelle degli altri, a vivere l’ebbrezza dell’incontro, a prendersi cura gli uni degli altri, ad esultare perché ci sono gli altri e ad essere solidali con gli altri. L’arte dell’amare, del perdonare e del servire: questa è la missione”.

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