Quando il gioco si fa duro…

Non c’è pace nella politica italiana. Ovviamente l’eterna diatriba sul referendum non contribuisce certo a ritrovare un clima di collaborazione nazionale in un momento che diventa sempre più delicato. Il braccio di ferro con l’Unione Europea contribuisce ad aumentare il senso di ansia verso il futuro e contemporaneamente a far sospendere ogni decisione in attesa di come andrà a finire la partita del referendum. Davvero un bel pasticcio. Illudersi che sia la prova del cosiddetto gioco che si fa duro per lasciare ai duri il privilegio di giocare è un modo fumettistico di vedere una realtà più che complicata.

La manovra economica che il governo si appresta a sottoporre al vaglio del parlamento (passaggio tutt’altro che semplice e indolore) deve per forza di cose unire politiche espansive e misure elettoralistiche. Scandalizzarsi del mix significa non capire che un governo attaccato da tutte le parti finisce sempre per agire in modo da salvarsi, tanto più se la sfida è di quelle all’ultimo sangue. Non è una bella cosa, ma se non si voleva giungere a tanto bisognava che tutti si muovessero con maggiore equilibrio.

Non va sottovalutato l’attacco sempre più virulento dei populismi. Il M5S ha organizzato il suo show sui tagli delle remunerazioni dei parlamentari. E’ un campo delicato, perché indubbiamente i parlamentari hanno remunerazioni più che generose, fatte di voci poco controllabili e soprattutto rappresentano un corpo variegato dove convivono persone che fanno seriamente un lavoro difficile e persone che non scaldano neppure i banchi, perché in parlamento ci vanno pochino. Il tema è annoso e certo le soluzioni fatte di tagli lineari giusto per vedere l’effetto che fa, come è nella proposta dei pentastellati, servono solo a fare facile propaganda, però l’incapacità delle altre forze di mettere seriamente mano al problema non è un bel vedere. Soprattutto ora, quando se passasse la riforma costituzionale i futuri senatori non avranno remunerazioni se non quelle dei consigli regionali dove però sarà vigente il limite dello stipendio del sindaco del capoluogo.

Il PD non è stato abile nel giocare questa partita e non gli giova. E’ anche vero che il governo e la maggioranza sono alle prese con un problema come quello dell’immigrazione che si ingigantisce continuamente e che di conseguenza genera reazioni schizofreniche nel paese. Il recente caso degli abitanti di Goro che hanno impedito con le barricate che in un loro sobborgo arrivassero una dozzina di donne migranti coi bambini è una brutta pagina che però rivela a che punto possa giungere anche da noi certa isteria collettiva in cui non mancano gli avvoltoi che speculano (difficile in questo caso definire diversamente Salvini e i suoi tweet).

Usare strumentalmente il problema immigrazione come arma di pressione sulla UE funziona sino ad un certo punto, perché anche senza intenzione concorre ad amplificare le paure che circolano nel paese, mentre è oggettivamente molto difficile inventarsi qualcosa per gestire un fenomeno anomalo, in quanto questa gente non vorrebbe stare da noi, dove fra il resto non c’è gran possibilità di lavoro, mentre non si sa come impiegarli, con tutti i problemi sociali che portano gruppi di persone tenute in queste situazioni senza radicamento.

Il contesto richiederebbe almeno un po’ di solidarietà nazionale che invece manca quasi del tutto. A complicare le cose ci si mette la classe politica, che si ritrova i partiti maggiori spaccati da lotte intestine incomprensibili alla gente e i molti piccoli partiti alla ricerca spasmodica di una qualche identità difficile da trovare.

Tutto ciò incentiva o quantomeno consolida un distacco della gente dalla politica per cui l’unica cura che si crede efficace finisce per essere quella di spingere sullo sfruttamento degli spiriti animali del populismo. E’ una tentazione a cui sfuggono davvero in pochi, sempre per il fatto che si è diffusa l’opinione che siamo al confronto finale per verificare a chi andrà il compito di dirigere la fuoruscita dalla crisi. Non ci si rende conto che al momento il rischio è che i duellanti si uccidano a vicenda lasciando il campo della leadership totalmente vuoto, cosa che è, o dovrebbe essere, uno degli incubi peggiori per chi fa analisi politiche.

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