Lund non è un “incidente di percorso”

I colori dell’autunno sono da sempre uno spettacolo della natura. Difficile non accorgersene, impossibile non ammirarlo con stupore. Peccato che molto spesso si parli dell’autunno come della stagione in cui tutto va inesorabilmente verso la fine: l’autunno della vita, l’autunno di una civiltà, l’autunno della carriera di qualche personaggio famoso. Anche il cammino ecumenico non è esonerato da questo accostamento: spesso si parla di “autunno ecumenico”, quasi a voler preannunciare così la fine di un’epoca ecumenica che – a detta di qualcuno – non ha portato chissà quali frutti.

Con molta sincerità, invece, mi pare che l’incontro di lunedì 31 ottobre a Lund abbia dato un’ulteriore, bellissima pennellata di colore a questo “autunno”: una tinta nuova, una affascinante gradazione di quella tavolozza di colori che l’autunno, appunto, porta sempre con sé. E lo dico in senso assolutamente positivo – credo che mi si capisca: chi è convinto che l’ecumenismo sia agonizzante o che addirittura debba dichiarare il suo fallimento, non può valutare l’incontro di Lund come un “incidente di percorso”, dovuto magari alla imprudente esuberanza di un Papa latinoamericano.

Già qualche anno fa infatti – nel 2013 per la precisione – luterani e cattolici avevano firmato un documento, nel quale entrambe le parti si impegnavano a vivere i 500 anni dall’avvio della Riforma passando “dal conflitto alla comunione”, come recita il titolo del documento stesso. E a Lund si è voluto “soltanto” dare una testimonianza visibile di questo impegno: i conflitti ci sono stati, in parte forse ci sono ancora, ma non possono essere l’ultima parola. Semplicemente per il fatto che è il Vangelo a chiedere il superamento di ogni conflitto.

Mi sembra grandemente significativo che nella Dichiarazione congiunta firmata il 31 ottobre cattolici e luterani facciano riferimento al “comando di Dio di mettere da parte ogni conflitto”. In altre parole: se non prestiamo attenzione ad ogni concreta possibilità di comunione, non soltanto nelle occasioni solenni ma anche nella semplicità di ogni giorno, in realtà andiamo addirittura contro la volontà di Dio e non soltanto contro la volontà di un Papa o di un pastore luterano o di chicchessia.

“Abbiamo la possibilità di riparare ad un momento cruciale della nostra storia, superando controversie e malintesi”, ha affermato papa Francesco nella cattedrale luterana di Lund: non rispondere a questa possibilità, trascurare il desiderio di una comunione più profonda, desiderio che ogni cuore umano porta dentro di sé, nascosto o evidente che sia, sottovalutare tutto ciò non sarebbe soltanto da irresponsabili di fronte alla storia e agli uomini, ma sarebbe anche da insensibili di fronte al Vangelo di Cristo.

Il cammino verso la comunione piena dei credenti, insomma, non è il frutto di una “teologia da salotto” o del pensiero utopistico di qualche buontempone, coltivatore di illusioni: no no, parlare di ecumenismo significa parlare di Vangelo, e cercare di vivere in un’ottica ecumenica equivale a cercare di seguire il Crocifisso Risorto.

E di sequela infatti si tratta, di un cammino con un passato alle spalle e un futuro – splendido! – davanti a sé. Già dal secondo dopoguerra infatti Lund è sinonimo di una ricerca sempre più visibile della comunione tra i credenti, prima tra i luterani stessi e poi anche con i cattolici.

Colpisce che nella Dichiarazione congiunta, lì dove ci si impegna a continuare il cammino lo si fa “come membri dell’unico Corpo di Cristo, al quale siamo incorporati per il Battesimo”. Il Corpo di Cristo, quindi, è uno solo: certo, è diviso, ma rimane uno, e tra le righe questo significa che le divisioni non sono affatto insanabili e fossilizzate: tutt’altro!

Nella cattedrale di Lund Papa Francesco ha riconosciuto con onestà che “la Riforma ha contribuito a dare maggiore centralità alla Sacra Scrittura” e ha affermato che la dottrina della giustificazione (che in passato ha costituito uno dei punti di massima distanza teologica tra luterani e cattolici) addirittura “esprime l’essenza dell’esistenza umana di fronte a Dio”: parole forti a testimonianza di un cammino che prosegue, di un cammino che ha sicuramente ancora delle belle tappe davanti a sé, ma che può contare su una storia di tutto rispetto. E soprattutto un cammino guidato dallo Spirito di Dio, che chiama continuamente all’unità l’unico Corpo di Cristo; quello Spirito, la cui luce ci aiuta a vedere l’autunno non con le tinte della tristezza e della rassegnazione, ma con lo splendore di un’esplosione di colori, carichi di speranza, di fiducia, e di straordinaria bellezza.

don Cristiano Bettega

direttore dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei

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