L’ipocrisia dei “signori della politica”

È un ruolo inedito di fustigatore nei confronti della politica, per Fabio Bortolotti, quello che emerge dal suo ultimo libro “Ipocrisie del potere”, edito da Albatros (Roma).

Per Bortolotti – ex funzionario della Provincia di Trento e già Difensore civico del Trentino, ora in quiescenza, autore di numerose pubblicazioni a carattere soprattutto giuridico – il ‘sistema Italia’ si prospetta impastato di ipocrisia politica e non è necessario – scrive – essere politologi, costituzionalisti o giuristi per cogliere le degenerazioni, finzioni ambiguità e inautenticità dell’attuale potere politico. Un’arringa che si dilunga per 230 pagine per mettere sotto accusa la rimozione del sentimento religioso, la sistematica negazione della morale e l'allontanamento delle masse popolari dagli schemi e costumi tradizionali, ad opera di una nefanda legislazione e del dilagante laicismo propugnato dai “signori della politica”. Fra le leggi deleterie citate figurano quella sull’aborto e la più recente sulle unioni civili in materia di diritto di famiglia. Quali rimedi praticabili all’inquietante situazione creatasi Fabio Bortolotti suggerisce la creazione di nuovi partiti politici e il cambiamento generazionale degli attuali politici tornando ai tradizionali valori del cristianesimo, ad ogni livello, da quello legislativo, sociale, a quello della vita individuale e familiare.

Secondo Bortolotti i cittadini sono arrivati al punto di uniformarsi e di subire “ogni astrusità” senza reagire, di non prendere più posizione, di non contestare alcunché, condizionati anche dai media che spesso glissano o camuffano le “verità scomode” “presuntivamente per ordini di scuderia, per timore di ripercussioni o altro”.

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