Un ponte per superare il dolore

L'incontro con p. Pangrazzi su elaborazione del lutto e suicidio

Possono la Chiesa, la fede e i valori aiutare a superare il dolore per una perdita importante, quale ad esempio la morte di una persona cara?

Partiva da questa domanda il partecipato convegno, svoltosi giovedì 10 novembre presso l'oratorio del Duomo di Trento, dal titolo: “… perché non continuiate ad affliggervi come quelli che non hanno speranza… (cfr. 1Ts 4,13). Come rendere fecondo il dolore”.

Il relatore di origini trentine padre Arnaldo Pangrazzi, che insegna Pastorale Sanitaria all'Istituto Internazionale Camillianum di Roma, ricordava fin dall'inizio come la morte nella prospettiva cristiana rappresenti solo un ponte, un passaggio per arrivare al definitivo incontro con Cristo. La Chiesa deve allora aiutarci a non temere il morire, facendolo tornare a far parte del quotidiano. Così ad esempio la celebrazione dei funerali dovrebbe sempre essere arricchita di umanità e includere il racconto della persona che non c'è più. E le nostre parrocchie dovrebbero poi mantenere contatti continuativi con i famigliari, al di là delle esequie, per comunicare prossimità sincera. Il relatore spiegava inoltre come ciascuno di noi possieda dentro di sè la tenacia e molte altre risorse oltre alla fede. Sono tutti punti di forza per trasformare gli stati d'animo negativi della rabbia, del risentimento e del senso di colpa, in amore e attenzione verso il prossimo. Amore che, solo dopo lunghi percorsi di elaborazione della perdita, trasforma in “guaritori feriti” per aiutare altre persone sofferenti.

Un altro tema di notevole interesse nel convegno era quello del suicidio che risulta in costante aumento, anche tra i giovani. Nel fare chiarezza sull'argomento padre Pangrazzi distingueva tra il suicidio realizzato e il tentato suicidio. Nel suicidio vero e proprio la rinuncia a vivere rappresenta l'unica via di uscita creduta possibile da un momento personale di assoluto caos esistenziale. Mentre dietro al suicidio tentato si nasconde piuttosto una richiesta di attenzione e aiuto. Per evitare il verificarsi del fenomeno padre Arnaldo suggeriva di parlarne pubblicamente senza vergogna e di riscoprire valori veri per imparare a fronteggiare le difficoltà.

La conferenza, moderata da Piergiorgio Franceschini, direttore dell'Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Trento, concludeva il ciclo “…partenze senza ritorni…”, iniziato lo scorso 26 ottobre e organizzato dalla Consulta diocesana per la Pastorale della Salute.

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