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Si chiama Buc, Biblioteca universitaria centrale, la struttura progettata da Renzo Piano, che viene inaugurata oggi nel quartiere delle Albere di Trento. Un edificio che si sviluppa su sette piani, compreso quello interrato, e che ospiterà circa 500 mila volumi, 240 mila a scaffale aperto e 160 mila nei depositi, oltre a 10mila periodici elettronici. 500 le postazioni per gli studenti
“Università e biblioteche trasformano le città in luoghi di civiltà. Quella di Trento sarà una piccola biblioteca, ma anche grande, perché le tecnologie permettono di connetterla con il mondo. Un luogo straordinario di connessione con gli altri, per stare assieme e condividere valori. Non in una scatola, ma in un luogo ricco di magia, di bellezza. Non solo quella estetica, ma la bellezza della cultura, della conoscenza, dell’antichità dei libri, dello spirito”. Lo ha detto l’architetto e senatore Renzo Piano, che ieri ha tenuto la prolusione all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Trento.
Tra gli ospiti di eccezione alla cerimonia di ieri, oltre all’archistar Renzo Piano, anche il presidente della Corte costituzionale Paolo Grossi. «Sono onorato della carica che ricopro ma gli anni da professore mi hanno profondamente segnato. Sono orgoglioso di essere un professore universitario, perché i professori sanno viaggiare su un doppio binario: quello della ricerca e quello della formazione dei giovani. Un’università che voglia essere autentica deve occuparsi della formazione degli studenti, per dotarli di un’autonomia critica. Ma deve anche fare ricerca. Trento è un’università giovane ma ha saputo conquistarsi un grande e meritato prestigio Trento si colloca senz’altro in questi binari».
Il rettore Paolo Collini nel suo intervento ha ricordato come oggi, in una situazione di generale contrazione delle risorse, la sfida sia «non quella di definire obiettivi, ma quella di trovare in queste condizioni la capacità di realizzarli, guidati da quattro principi: la disponibilità al cambiamento per aprirsi verso ciò che è nuovo; la selettività per mettere a confronto la validità di ciò che facciamo con quello che potremmo fare; la flessibilità come capacità di adattarsi all’evoluzione delle situazioni; l’attenzione al tempo, come risorsa più preziosa che abbiamo».
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