Oltre il Giubileo

L’Avvento che inizia e l’avvio di un nuovo anno liturgico si compie con le consegne di Papa Francesco e del Vescovo Lauro per andare oltre il Giubileo. L'Anno Santo straordinario della Misericordia che si è chiuso domenica 20 novembre per tutta la Chiesa è stato secondo le parole di Papa Francesco "un Anno intenso, durante il quale ci è stata data con abbondanza la grazia della misericordia" (MM 4).

Il nostro Vescovo Lauro domenica 13 ci ricordava che "L’eredità del Giubileo della Misericordia non saranno le nostre opere, ma conservare la certezza, che diventa gioia, di avere su di noi occhi perennemente in attesa di essere guardati. Sono gli occhi del nostro meraviglioso Dio, che si commuove e gioisce osservando i suoi figli. Questi occhi non lasciano indifferenti… Lo sguardo di Gesù è, prima di tutto, perdono".

Sono anche le prospettive con cui Papa Francesco ha salutato la gente che con lui in Piazza San Pietro ha concluso l'Anno Santo, quando nel corso dell'omelia ha invitato a accogliere le sue conseguenze: "Chiediamo anche noi il dono di questa memoria aperta e viva. Chiediamo la grazia di non chiudere mai le porte della riconciliazione e del perdono, ma di saper andare oltre il male e le divergenze, aprendo ogni possibile via di speranza. Come Dio crede in noi stessi, infinitamente al di là dei nostri meriti, così anche noi siamo chiamati a infondere speranza e a dare opportunità agli altri. Perché, anche se si chiude la Porta santa, rimane sempre spalancata per noi la vera porta della misericordia, che è il Cuore di Cristo. Dal costato squarciato del Risorto scaturiscono fino alla fine dei tempi la misericordia, la consolazione e la speranza".

Quasi come il grido del nostro Vescovo in duomo: "Quest’anno della misericordia ci ha insegnato che il perdono è la vera onnipotenza di Dio. E dal perdono riparte la vita. A chi ha sbagliato sono offerte nuove opportunità. Il perdono dichiara la grandezza di ogni uomo… Apri gli occhi, Chiesa di Trento e sentiti guardata dall’Amore che passa sulla tua strada! Sei una Chiesa amata e continuamente perdonata. Non perdiamo tempo a censire forze e risorse. Una sola è la nostra risorsa: il Signore Risorto, che ci chiama alla vita pronunciando con tenerezza il nostro nome… Tante nostre case, pur attraversate da ferite relazionali, vedono gesti di perdono e riconciliazione. Torniamo a sognare la possibilità di pensieri condivisi, di collaborazioni feconde, per far fronte alle tante emergenze dell’oggi, a cominciare dal lavoro che non si trova o non è più garantito. Il nostro Dio è pane e dignità. Andiamo e raccontiamo che siamo stati perdonati, guariti, restituiti alla vita. Diciamo a tutti che ci è stata usata misericordia”.

Così ancora Papa Francesco ricordava: “Tanti pellegrini hanno varcato le Porte sante e fuori del fragore delle cronache hanno gustato la grande bontà del Signore. Ringraziamo per questo e ricordiamoci che siamo stati investiti di misericordia per rivestirci di sentimenti di misericordia, per diventare noi pure strumenti di misericordia. Proseguiamo questo nostro cammino, insieme”.

Per questo nella sua lettera apostolica Misericordia et misera (MM) a conclusione del Giubileo straordinario egli ci invita al di là dell'Anno Santo a crescere nella consapevolezza di un tempo della misericordia, di una fantasia della misericordia e di una cultura della misericordia. Chiede a sacerdoti e fedeli di non perdere di vista il perdono e il Sacramento del Perdono, impegno e dono per tutti, occasione di fare del bene per tutti e sempre con le opere di misericordia.

Fanno da orizzonte a questo andare oltre le parole con cui Papa Franecsco nella sua esortazione apostolica dopo i Sinodi sulla famiglia Amoris Laetitia (capitolo 4), ha magistralmente commentato e riproposto l’inno della carità della prima lettera ai Corinzi, come stile di vita e di misericordia per ogni giorno dell'avvenire: “Nel cosiddetto inno alla carità scritto da San Paolo, riscontriamo alcune caratteristiche del vero amore”.

“Questo è il tempo della misericordia” (MM 21): è la consegna che ci è affidata.

(12 – fine)

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