Galantino sprona la stampa cattolica

“Più coraggio, più coraggio”, la richiesta del segretario della CEI ai settimanali cattolici riuniti a Roma

“L'informazione di cui siete espressione si sviluppa all’interno di logiche di responsabilità spesso ben più alte di quelle che troviamo altrove”. Monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, ha incontrato giovedì scorso a Roma gli oltre 180 direttori dei giornali Fisc (Federazione cui fanno capo 191 testate diocesane), in apertura della XVIII assemblea nazionale elettiva. Riflettendo sul rispetto della dignità umana, il vescovo ha sottolineato come “nelle nostre testate questo rispetto per la dignità della persona, delle sue verità fondamentali e della libertà, lo si respira”. Per questo “mi interrogo pensoso quando avverto che le vostre testate non trovano nelle rispettive Chiese l’appoggio che meriterebbero: non solo come amplificazione del microfono dell’ambone, ma come voce che fa incontrare il Vangelo con la vita, accompagnando la cronaca – legata ai diversi ambiti dell’esistenza umana, sociale ed ecclesiale – con approfondimenti che restituiscono unità di senso e direzione di cammino”. Galantino ha indicato poi “l’orizzonte che caratterizza davvero il rispetto della dignità umana e ci assicura di essere sulla strada giusta: è l’attenzione alle periferie, termine che nella Chiesa di Papa Francesco ha assunto uno spessore rilevante, ma che non può risolversi soltanto in un vocabolo alla moda”. I giornali diocesani, ha rimarcato, “sono chiamati ancor più di ieri ad assumere un ruolo molto importante nel farsi voce delle periferie, di quelle periferie che spesso mediaticamente vengono ignorate o strumentalizzate a seconda della stagione politica o dell’interesse immediato”.

Quindi, tre indicazioni riprese anche nel dibattito prima dell'elezione del nuovo Consiglio nazionale e nel saluto al presidente uscente Francesco Zanotti: “Amare la verità, una cosa fondamentale per tutti, ma specialmente per i giornalisti; vivere con professionalità, qualcosa che va ben oltre le leggi e i regolamenti; e rispettare la dignità umana, che è molto più difficile di quanto si possa pensare a prima vista”.

“Possiamo chiederci legittimamente – ha detto il vescovo – se nel nostro modo di vedere l’annuncio del Vangelo le somme destinate alla comunicazione siano considerate un costo o un investimento. Dirò di più: possiamo esigere che siano viste sempre come un investimento, anziché come un costo”. Però, ha aggiunto, “non possiamo più permetterci che quell’investimento non produca frutti”. Da qui l’invito – e questo significa anche “vivere con professionalità” – a “lavorare insieme, con un orizzonte più ampio della propria scrivania”. Perché “nell’impegno per la comunicazione in ambito ecclesiale è impensabile camminare in ordine sparso”. Perciò, “scommettete fino in fondo sulle sinergie. Sinergie in primo luogo tra le realtà mediatiche dei vostri territori e poi con i media nazionali della Chiesa italiana”.

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