Il Bambinello sulla slitta

Sessant'anni fa una delle più imponenti nevicate che si ricordino in Trentino. Mentre un piccolo giallo si consumava nella borgata sulle sponde dell'Avisio

Qualcuno si ricorda ancora il dicembre del 1956, quello con una delle più grandi nevicate della storia trentina? Ebbene, esattamente sessant'anni fa l'inverno era partito con temperature davvero basse, le nevicate poi non si erano fatte attendere e durarono anche parecchie settimane con la bianca coltre che giorno dopo giorno aveva superato il metro di altezza in tutta la zona di Lavis, compreso il borgo vicino al torrente. La neve si accatastava nelle vie e nelle piazze, mettendo anche in seria difficoltà l'unico spartineve esistente in Municipio, tirato da un cavallo e accompagnato da alcuni Vigili del Fuoco volontari che davano così man forte all'unico operaio comunale di allora. La neve veniva sgomberata nei punti cruciali e più trafficati del paese, come l'ingresso alla chiesa arcipretale, l'accesso alle scuole e davanti al Municipio; in caso di bisogno veniva pulita e resa transitabile anche la stradina che portava al cimitero al lato dello stradone nazionale.

Tutto il resto rimaneva occupato, assediato dalla neve, davanti ai vari negozi ci pensavano i proprietari e così pure davanti alle varie abitazioni ognuno si creava la propria apertura e la propria stradina fino alla porta di casa. E tutto era immerso nel candore della neve,compreso il colle che sovrastava da secoli il popoloso borgo, tutto coperto da un grande cappello bianco. Persino il castello, abbarbicato lungo le falde del dosso dirimpetto al ponte sul torrente, era infagottato nella bianca coltre stagionale che lo rendeva ancora più caratteristico e poetico del solito.

Si era già a metà dicembre, erano appena iniziate le vacanze natalizie della scuola e noi ragazzi pregustavamo l'imminente arrivo del Natale, di cui si assaporava già il clima in casa nostra. Senza la scuola il nostro divertimento quotidiano era quello di giocare sulla neve con la vecchia slitta del nonno, recuperata in soffitta e poi regolarmente pulita e lucidata di tutto punto. In noi già pregustavamo le prossime avventure, la fibrillazione era al massimo, immaginavamo gli slalom spericolati ed impegnativi tra le discese in mezzo alle case del paese.

Eravamo in due sulla slitta di famiglia. Il guidatore era sempre mio cugino Aldo, spericolato e deciso, con una passione innata per questo sport. Sembrava non avere paura di niente, sfidava la pista nevosa con grande competenza e impegno, godendosi l'avventura che stava vivendo. Io, al contrario, avevo paura della velocità e mi tenevo forte alla slitta, ma anche alle spalle di mio cugino, navigatore e guidatore insostituibile. Oltre però agli "impegni" con la slitta sulla neve, era giunto anche il tempo di pensare all'allestimento del presepe, al suo posizionamento ed installazione nel grande portico di casa. Si iniziava con il controllo sommario di tutti i materiali e delle attrezzature usati negli anni passati, si integrava ogni anno il parco "personaggi" con qualche nuovo acquisto e con le ultime novità. Nel tinello della nonna, poi, c'era un antico armadietto a muro normalmente nascosto da un grande quadro che non lasciava intravedere la porticina (sul quadro c'era l'effige storica del grande Papa Pio XII benedicente). Bisognava togliere il quadro dal muro per poter aprire la porticina dell'armadietto, chiusa con un antico gancio a martelletto, proprio perché i bambini di casa non potessero accedere facilmente al suo prezioso contenuto.

All'interno c'erano tutte le "statuette" per il presepe e nel piano sottostante anche la capanna di legno contornata con le cortecce di abete. Grazie ad un rapido inventario, tutti i personaggi sembravano essere presenti: San Giuseppe, la Madonna, il bue e l'asinello; ecco anche gli altri comprimari come i pastori, i contadini, i vari artigiani con i loro attrezzi da lavoro, poi tante pecore, capre e caprette. Anche gli altri animali rispondevano all'appello: i cani, i cavalli, diverse mucche e alcuni buoi, le galline, i colombi, qualche anatra e anche alcuni gatti di diversi colori. Sembrava ci fossero tutti, invece no… mancava il personaggio più importante sulla scena del presepe: il "Bambinèl". C'era la mangiatoia con il fieno e la paglia di contorno, ma lui non c'era!

Si cerca e si rovista in tutto l'armadio, ma del Bambin Gesù proprio nessuna traccia, la mamma e la nonna sono concordi nell'ammettere che di sicuro “lo scorso gennaio, quando si era smontato il presepe, lui c'era, eccome!” ed era stato deposto insieme a tutti gli altri personaggi nell'armadio. La nonna sussurra che forse è stato depositato in un altro posto della casa. Anche la sera a cena il motivo imperante è lo stesso, si riparla della scomparsa dell'interprete più importante del presepio che sembra proprio svanito nel nulla.

E il giorno dopo si torna alla slitta e con Aldo si va sul colle e anche sulle pendici del castello, tutto è innevato e immerso nel grande bianco ovattato di questo dicembre carico di neve. Con mio cugino si riparla del presepe in allestimento e della mancanza del Bambinèl, l'unico pezzo che non si riesce ancora a trovare; sembra si sia volatilizzato. Aldo commenta con fare sornione tutta l'operazione per la ricerca del Bambinèl e intanto si rientra a casa, la slitta del nonno viene ripulita dagli ultimi residui di neve e depositata nel solito "volt" al piano terra.

La notte inghiotte tutti i nostri problemi giornalieri, ma rimangono, anche nei sogni, i pensieri per il presepio da realizzare il giorno dopo e per l'assenza ingiustificata del personaggio principale. E intanto nevica a larghi fiocchi, è una notte suggestiva nel silenzio più assoluto, da qualche camino di casa esce ancora del fumo che si mischia al nevischio sui tetti delle case e si spande nell'aria rarefatta.

Arriva la giornata della realizzazione del presepio, i grandi tavoli sono già sistemati intorno al muro, si procede alla posa del muschio, dei sassi e delle montagne di tufo, arriva anche la capanna che viene posizionata strategicamente nel punto più in vista dell'intero presepe.

Arriva anche Aldo, che a sorpresa si offre di andare alla ricerca della statuina di Gesù Bambino e parte subito con la slitta sulla quale lega un piccolo cestello di vimini con all'interno una sciarpa di lana e un berretto per la neve. Sale fino in cima al vicolo storico dove c'era la sua casa, entra al piano terra dove c'era la piccola officina-laboratorio di suo padre e lì, sul banco da lavoro, ecco la statuina del bambinello messa ad asciugare, tutta riverniciata a nuovo. Aldo aveva pensato di pulire e rinfrescare il Bambinèl, ravvivandone i colori di viso, braccia e piedini. Aveva svolto il lavoro di restauro senza dire niente a nessuno, a casa sua, quando era solo e libero dagli impegni scolastici. Un vero e proprio maquillage, portato a termine grazie alla grande passione per i colori che aveva sempre avuto.

Avvolge la statuetta nella sciarpa di lana, la mette nel cestello sulla slitta e si avvia sulla neve con il suo prezioso carico verso il presepe, che intanto veniva ultimato nelle sue rifiniture. Una grande sorpresa per tutti, che tempestano di domande Aldo, esprimendo a gran voce il loro apprezzamento per l'immagine rinnovata del Bambinèl, per i colori più vivi e sgargianti, per la luminosità nuova dell'intera figura.

Aldo non disse mai a nessuno come erano andate le cose, come aveva fatto a prelevare la statuina dall'armadio della nonna e perché aveva deciso questo intervento di risanamento di cui la figura del Bambinèl aveva proprio grande bisogno da tempo.

Il presepe intanto viene ultimato, si accende già qualche lucetta intorno e all'interno della scena, la capanna viene sistemata con tutti i personaggi, insieme al Bambin Gesù più splendente del solito.

Il tocco finale è il sottofondo musicale diffuso dal giradischi sul quale era stato sistemato il solito disco a 78 giri con "Tutti i canti del Natale", per accompagnare la grande prova generale con collaudo di tutto il lavoro.

La sera prima della messa di mezzanotte ci stringemmo tutti intorno al presepio per gli auguri, mentre la neve faceva la sua parte con un ricco contorno. Aldo rimise il disco e la musica si diffuse tra i fiocchi che cadevano copiosamente… "E, scende giù dal ciel…", diceva la canzone: ed era proprio vero, in quella bella notte nevosa del 1956!

Giovanni Rossi

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