Scalfi, una vita per la fede in Russia

“Più che in italiano o in russo, penso ancora in giudicariese…” ci aveva detto due anni fa padre Romano Scalfi orgoglioso delle sue origini trentine, quando lo incontrammo per il Premio alla Cultura Cattolica ricevuto due anni fa per suo impegno in campo ecumenico.

E' morto a 93 anni il giorno di Natale (come il vescovo Golser) e i tanti collaboratori di “Russia Cristiana” (fondata nel 1957 a Milano) testimoniano che “ha vissuto gli ultimi giorni nella serena e continua attesa dell'incontro con Cristo, diventando egli stesso preghiera. La sua testimonianza è un tesoro prezioso, che sostiene e conforta chiunque desidera e vive perché i fedeli in Cristo siano “una cosa sola”.

Al funerale la vicinanza della Chiesa trentina è stata rappresentata dall’Arcivescovo emerito Luigi Bressan (che lo aveva nominato canonico della Cattedrale di Trento) e da don Ferdinando Murari, parroco di Tione dove padre Scalfi era nato. Cresciuto in seminario alla scuola di padre Eugenio Bernardi, padre Romano fu ordinato a Trento il 27 giugno 1948 e andò a studiare a Roma al Pontificio Istituto Orientale dal 1951 al 1956 sulle orme di don Ezio Cadonna e don Armando Bisesti con cui fondò poi il “Centro Studi Russia Cristiana”, cui avrebbe associato l’omonima rivista (ora “La Nuova Europa”) pubblicata anche in lingua russa.

Conferenziere e commentatore ricercato da tutti era un grande conoscitore della spiritualità orientale, alla quale sembrava ispirarsi anche il suo profilo esteriore da staret russo, come scrisse la giornalista Marina Corradi. Nel maggio 2000 Scalfi ha curato il libro “I Testimoni dell’Agnello. Martiri per la fede in URSS”, martirologio ecumenico, frutto di un lavoro di vari anni di ricerca.

Nell'intervista a Vita Trentina fra le centinaia di volumi della ricca e specializzata biblioteca di “Russia Cristiana” nella sede di Villa Ambiveri a Seriate di Bergamo, Scalfi ci aveva confidato apprezzamento anche per i passi ecumenici compiuti dalla Chiesa di Trento: “ Sono stati passi preziosi. L'ecumenismo deve partire dalla persona. Trovo vero quanto ci disse un amico greco-cattolico: non voglio che l'unità sia un patto fra “grandi”, è l'unità tre le Chiese come persone, come popolo, a partire dalla singola persona. Quanto più uno è unito a Cristo, tanto più collabora all'unità”. Un ortodosso mi ha detto a Mosca: “Spero che i cattolici siano sempre più cattolici e gli ortodossi siano sempre più ortodossi. Continuiamo a pregare insieme il Signore, e Cristo ci unirà”. Accadrà un giorno?, gli chiedemmo: “Speriamo sì, l’importante è capire che è compito di tutti, non solo dei capi”.

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