Viti a rischio, virus o carenza di boro

Una nuova malattia delle viti che colpisce il pinot grigio e altri vitigni vede gli esperti divisi nel riconoscimento della causa. Diagnosi a confronto

Risale agli anni 2003-2004 la descrizione di una malattia della vite caratterizzata da deformazioni e picchiettature clorotiche più o meno estese nelle foglie, blocco della crescita dei germogli con riduzione e asimmetria del lembo fogliare, minor vigore e internodi raccorciati con aspetto cespuglioso della vegetazione, produzione ridotta a causa di una scarsa allegagione e dell’acinellatura che porta ad una diminuzione del numero di acini e del peso medio del grappolo. La descrizione si trova in una nota di Umberto Malossini, esperto di selezione viticola della Fondazione Mach di S. Michele all’Adige, pubblicata nel 2012. I primi focolai di questa malattia sono stati trovati e segnalati da Mauro Varner, responsabile dell’ufficio consulenza fruttiviticola del Gruppo Mezzacorona che a spese del Gruppo di ricerca di cui era dipendente ha inviato un campione di materiale all’Università e al CNR di Bari per una possibile individuazione della causa. Da allora ad oggi l’interesse per la nuova malattia ha coinvolto altri istituti di ricerca. Nel 2011 mediante tecniche analitiche molecolari è stato individuato un agente virale fino ad allora sconosciuto al quale è stato dato il nome di Grapevine Pinot Gris Virus, in sigla GPGV.

Negli anni successivi, sempre in Trentino, la malattia è stata riscontrata anche in vigneti di Traminer aromatico, Pinot nero e Pinot bianco.

Nel 2012 la stessa sintomatologia è stata segnalata su Tocai in Friuli e nel 2013 su Glera a Valdobbiadene e su Chardonnay e Sauvignon in Emilia Romagna. A partire dal 2012 anche un gruppo di ricercatori dell’Università di Udine coordinato dal prof. Ruggero Osler, ha iniziato ad affrontare lo studio della nuova malattia. Il gruppo ha operato fin dall’inizio con i tecnici dell’ERSA (Ente di sviluppo).

Diversamente dal Trentino, in Friuli Venezia Giulia si è partiti dall’ipotesi che il quadro sintomatico della malattia corrispondesse ad una fisiopatia da boro-carenza. Il postulato ha trovato rispondenza non solo da quanto il gruppo ha desunto dalle osservazioni rilevate nei vigneti oggetto di ben cinque visite in diversi momenti stagionali, ma anche con la sintomatologia descritta in vari paesi viticoli del mondo per la carenza di boro.

Il prof. Mario Fregoni ha contribuito a rafforzare la diagnosi fornendo una serie di fotografie di sintomi da boro carenza da lui ripresi in vigneti dell’Italia settentrionale (Università di Piacenza), ma anche riportate da una ampia documentazione bibliografica mondiale.

Il prof. Fregoni è il fondatore d una autorevole rivista scientifico divulgativa intitolata VQ (viticoltura di qualità).

Sul numero 4/luglio 2006 e 6/novembre 2016 Osler e collaboratori hanno pubblicato due articoli dal titolo “B-carenza, fisiopatia isterica” (dal comportamento incostante) e “Sindrome complessa su vite nel Nord Est: carenza di boro?”. Nel frattempo sul rapporto 2013 del Centro trasferimento tecnologico della Fondazione Mach è comparso un articolo di Valeria Gualandri intitolato “Progetto di ricerca per lo studio di una nuova malattia della vite in Trentino”.

Nell’articolo si dà notizia di un accordo di collaborazione istituito tra Fondazione Mach, Università di Bari, Istituto di virologia vegetale CNR di Bari, Università di Padova e Università di Bologna. Obbiettivo: ottenere risultati spendibili sul territorio nel contenimento della malattia.

Il progetto è organizzato in unità di studio che sviluppano diverse tematiche:selezione clonale, diagnostica, modalità di trasmissione, epidemiologia.

Si dà per acquisita la natura virale della malattia.

A questo punto sorge spontanea una domanda: perché i due gruppi di ricerca non si incontrano per confrontare il lavoro finora svolto e i risultati raggiunti?

Ad oggi sappiamo che incontri e scambi di informazioni siano intervenuti solo fra il prof. Osler e l’ Unità operativa per l’agricoltura biologica della Fondazione Mach, presente anche Mauro Varner che dal 2003 ad oggi ha tenuto sotto osservazione 120 vigneti di Pinot grigio visitandoli anche 3-4 volte in diversi momenti della stagione. Varner potrebbe farsi promotore di un incontro tra ricercatori della Fondazione Mach e dell’Università di Udine presso la sede della cittadella del vino del Gruppo Mezzacorona. Neutrale, ma significativa.

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