Gli hospice, segno di comunità mature

“L’accesso alle cure palliative è oggi un diritto umano fondamentale da garantire a ogni paziente. Un principio importante accertato dalla comunità internazionale, tanto che importanti organismi quali l’Organizzazione Mondiale della Sanità lo ha inserito più volte in diversi documenti ufficiali”. E’ partito da questa premessa importante, espressa da Carlo Peruselli ex presidente della Società Italiana di Cure Palliative, l’affollato convegno “Cure palliative in Italia, oggi e domani”, svoltosi a Trento sabato 14 gennaio presso l’Auditorium del Centro Servizi Sanitari. Secondo Peruselli, il mondo delle cure palliative si è evoluto profondamente nel tempo, riconoscendo come tutti gli ammalati, non solo quelli di tumore, possano aver bisogno di queste cure. Inclusi i bambini. Come devono essere organzzati questi interventi terapeutici per essere efficaci davvero? Devono sempre mirare ad una presa in carico globale di ogni paziente, dando anche sollievo alle famiglie. Cure che devono inserirsi in una rete integrata di equipe multidisciplinari con medici palliativisti, medici di famiglia, medici ospedalieri, infermieri e altri operatori sanitari.

Concordava il presidente della Federazione cure palliative Luca Moroni, per il quale “l’apertura di un hospice è sempre un segno di maturità da parte di ogni comunità, poichè non delega l’assistenza degli ammalati non guaribili ai sanitari o alle famiglie ma decide di aiutarli. Per ricevere in cambio intensità di vita e forza per  affrontare temi, quali la fragilità e la morte”. Ha lasciato il segno il racconto di Sonia Lunardelli e dell’esperienza vissuta con il compagno Dennis all’Hospice di Mori e presso le Cure Palliative del Trentino. Sonia dimostrava come Dennis, nonostante la sua grave patologia, fosse “morto vivendo fino alla fine”, accompagnato dall’attenzione di tutto il personale sanitario a casa e nell’hospice, diventato progressivamente una base logistica per una rete di amici che li ha aiutati a restare aperti al mondo. Infine Paolo Bordon, direttore generale dell’Apss, ha presentato l’articolato sistema delle cure palliative provinciale ringraziando il dottor Gino Gobber e i suoi collaboratori per averlo reso un’eccellenza.

A fine mattinata – alla presenza del sindaco Andreatta e dell’assessore provinicale alla sanità Zeni l’atteso taglio del nastro della Casa Hospice di Madonna Bianca (vedi numero scorso di Vita Trentina) a conclusione della due giorni promosso nel decennale della Fondazione Hospice Trentino Onlus e dall’Azienda sanitaria trentina a dieci anni anche dall’avvio del primo hospice a Villa Igea. Quello di Trento Sud, in vista al Bondone, è stato denominato “Cima Verde”, il colore della speranza, cme ha ricordato la presidente della Fondazione Milena Di Camillo.

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