Un “giusto” dal Giappone

Il 22 gennaio 2016 papa Francesco ha firmato il decreto per la beatificazione di Takayama Ukon. Si conclude con questa scritta, il film di Lia Giovanazzi Beltrami, Ukon Il samurai, che ripercorre la storia del daimyo giapponese che si convertì al cristianesimo e infine pagò con l'esilio la propria scelta. Vederlo oggi, a un anno esatto dalla sua beatificazione e all'indomani dell'uscita in sala del film di Scorsese sulla missione dei gesuiti in Giappone, aiuta a ricomporre il quadro culturale e storico di una civiltà che per molti versi ci sfugge. Ma soprattutto mostra l'altro volto della missione, più significativo e autentico, quello dell'inculturazione della fede per opera dello Spirito. Se il film di Scorsese esplora la fragilità dell'uomo di chiesa di fronte alla crudeltà della persecuzione, qui troviamo un volto laico della forza spirituale.

Perché Iustus, nome di battesimo scelto da Takayama, nato Hikogoro nel 1552 e rinato nel 1564, fu daimyo feudale, signore della guerra, e governò, ma nella conversione che accompagnò tutta la sua vita, quando dovette, scelse di non combattere, rinunciò al potere piuttosto che alla fede, e nel momento del martirio dei cristiani, quando nel 1614 il cristianesimo fu bandito dal Paese e i cristiani furono messi letteralmente in croce, dovette rinunciare anche alla morte per spada del samurai e lasciare la propria terra. Ma rimase fedele e una guida per i trecento che condusse a Manila, nelle Filippine. Vi arrivò a Natale del 1614, e il 5 febbraio del 1615 vi morì di malattia.

Attraverso le parole del vescovo emerito di Takamatsu, Francis Xavier Osamu Mizobe s.d.b., alla cui memoria il film è dedicato, la figura del daimyo cristiano si offre come un modello di comprensione della croce nella quotidianità della vita in cui ciascuno è chiamato a vivere e ad assumere ruoli di responsabilità civile. Nell'interiorizzazione personale della chiamata e nella coerenza della risposta.

Lo specchio filmico del paesaggio e delle tradizioni giapponesi rimanda in modo nuovo la spiritualità che conosciamo, invitando a riscoprirla secondo i bisogni del tempo presente. Il vescovo di Kyoto, Paul Yoshinao Otsuka, esplicita, invece, la sfida che Ukon rappresenta per il Giappone di oggi, un Paese che, dopo la guerra, ha saputo ricostruirsi e trovare il benessere materiale ponendo, però, la ricerca della felicità nella competizione e nella ricerca di posizioni più alte, e finendo per ritrovarsi solo e infelice.

Prodotto dall'Aurora Vision in collaborazione con Trentino Film Commission e con la Provincia d'Italia dei Gesuiti, il film è distribuito dalla San Paolo ed è facilmente reperibile presso la libreria Artigianelli e presso il Centro Missionario. Il 1° febbraio, inoltre, sarà proiettato al cinema Modena di Trento.

Per chi volesse, poi, in internet si trova una cosa curiosa: il film “familiare” realizzato da una coppia di missionari protestanti americani in Giappone, con i propri bambini. Naturalmente in inglese all'indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=jHafyBTL8nk

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