Dalla Val Gola al mondo, una storia di famiglia

Pierino Navarini all’opera
Ci sono genitori che sono costretti a cedere o peggio ancora a chiudere le attività artigianali, commerciali e quant’altro, perché i figli non continuano sulla medesima falsariga. Ci sono, invece, aziende in cui non solo i figli ma anche i nipoti continuano l’attività. Anzi la ampliano a respiro pressoché mondiale.

Fra questi i fratelli Andrea e Simone Navarini, 24 e 20 anni rispettivamente, nipoti di Pierino, l’emblema del rame in Trentino rafforzato anche dall’immagine del museo allestito al piano interrato della proprietà di Ravina, all’imbocco della Val Gola, che cataloga tremila manufatti in rame, dal 1500 al 1950, oggetti che raccontano la fatica e la storia del metallo rosso rievocando l’arte del rame e dei suoi protagonisti.

In cuor suo un po’ penalizzato perché voleva studiare Scienze della comunicazione, Andrea si è laureato in Sociologia, poi ha fatto un anno di stage a Trentino Marketing, quindi è entrato in azienda e oltre a spostarsi da un settore all’altro, a seconda del bisogno, cura l’importante parte comunicativa. Simone invece sta frequentando il secondo anno di Ingegneria industriale e nei ritagli di tempo e soprattutto d’estate esegue, in azienda, cesellature e lavori particolari. “Ho imparato il lavoro – racconta – seguendo un corso fuori azienda, dalla prima superiore in poi, sfruttando anche lo stage di specializzazione meccanica permesso dalla scuola, l’Iti Buonarroti, lavorando in azienda tutte le estati”.

Gli fa eco Andrea: “Non è stato un lavoro che i miei genitori mi hanno imposto. Anzi, mi hanno lasciato libero di scegliere e proprio per questo è un impiego che amo di più. Mi sono calato nelle fatiche fatte da mio nonno quando ha iniziato il percorso d’azienda nel 1958 e in quelle di mio papà Stefano e mio zio Fiorenzo quando, nel 1990, la Bottega di maestri cesellatori si è tramutata in Navarini sas. Anche mia mamma Roberta lavora in azienda ed è addetta al rapporto con i clienti; zia Claudia, invece, si occupa di contabilità”.

Nell’azienda ha sempre avuto un ruolo importante la signora Albertina, moglie di Pierino. Così come la figlia Marina con il marito Danilo hanno fatto molto per curare e valorizzare l’immagine dell’azienda attraverso l’arte, lo studio e la scrittura.

Andrea e Simone, nipoti di Pierino

Nel tempo, la produzione è cambiata, spostandosi gradualmente da articoli di quasi esclusivo arredo ad articoli utili, da cucina in particolare: pentole ma anche portabottiglie, sottopiatti, portavivande, scaldapane e molti altri articoli ancora. Le prime sono richieste non solo in Italia, Austria e Germania, ma da quasi vent’anni sono vendute da un rivenditore italiano che spazia in tutti gli Stati Uniti. Nel tempo poi, le pentole si sono solidificate nella struttura e da 5-6 anni si realizzano con piani di cottura a induzione in lega rame-acciaio idonee a tutte le fonti di calore.

“Da un paio d’anni – racconta Andrea – proprio perché abbiamo diffuso su internet un’immagine dell’azienda molto accattivante, una nicchia per il mercato, abbiamo avuto diverse richieste anche da Australia, Russia, Canada, Cina, Corea del Sud, Emirati Arabi e inoltre da un’altra azienda americana”.

E aggiunge: “Ci tenevamo all’immagine per cui abbiamo prima sondato i soggetti che ci hanno chiamato poi abbiamo iniziato a collaborare. In America ci siamo staccati dalla precedente azienda e, da un anno, esportiamo direttamente con il nostro marchio “Navarini Usa” garantendo anche assistenza post vendita. Durante il 2016, una signora americana si è fermata un po’ di tempo nella nostra officina per imparare le lavorazioni di saldatura, ristagnatura e sostituzione del manico”.

Inoltre da un anno è aperto un negozio “Navarini Usa” anche a Toronto. Mercato buono in Corea del Sud dove chiedono le padelle di rame lavorate solo con l’argento. “In Cina siamo appena arrivati ma ci sono già prospettive – prosegue Andrea – inseriti nel progetto Italia-Cina, lo scorso novembre abbiamo partecipato ad una fiera nella popolosa città di Chengdu. Comunque, non dobbiamo dimenticare il Trentino, dove abbiamo un’ottima collaborazione con diversi ristoranti che usano i nostri prodotti”.

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