L’incantesimo Trump

Il trentino Aldo Civico, docente a New York: “Ha già preso decisioni che vanno contro i bisogni della gente che lo ha votato”

“La maggioranza del Paese non è con Trump, il sistema elettorale lo ha favorito”

“Il nuovo presidente ha una visione del mondo nella quale gli USA devono primeggiare ed imporsi”

L’America “di nuovo grande, al primo posto”. Dopo il muscolare proclama del 23 gennaio il nuovo inquilino della Casa Bianca ha mostrato subito la sua decisione per mantenere le promesse della campagna elettorale. Ma destano preoccupazione il suo smantellamente del sistema sanitarie, l’uscita dal Patto economico , le mosse in campo ecologico e la volontà di alzare vecchi e nuovi muri. Ci siamo rivolti al nostro ex collaboratore trentino Aldo Civico, docente di risoluzione dei conflitti alla Colombia University.

Prof. Civico, torniamo al giorno dell'insediamento alla Casa Bianca: come le è parso, visto dall'America, il primo discorso di Donald Trump?

È un discorso che deve preoccupare, perché il nuovo presidente ha usato un linguaggio demagogico e isolazionista, che piace a quanti lo hanno votato, ma che maschera le sue azioni ed intenzioni politiche, che sono peggiori delle sue parole.

Per esempio?

Affermando l’”America prima di tutto”, Trump ha scelto di rievocare uno slogan che era stato utilizzato a suo tempo per cercare di non coinvolgere gli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale. Era tra l’altro uno slogan che rifletteva anche una agenda antisemita.

Quindi Trump per un verso usa il linguaggio isolazionista, che piace alla sua base elettorale, ma allo stesso tempo promuove una supremazia dell’America nel mondo. Trump vuole ulteriormente espandere il potere militare degli USA e mostrare questo potere al mondo. Il nuovo presidente ha una visione imperialista del mondo, ma questo contraddice il credo isolazionista.

Quindi il discorso di Trump preoccupa non solo perché il linguaggio e la visione che proietta del Paese e del mondo sono nefasti, ma anche perché maschera le vere intenzioni di questo presidente.

Come dobbiamo leggere la reazione dell'opinione pubblica americana? In tv abbiamo assistito all'ovazione dei fedelissimi, ma anche ai lunghi cortei di protesta…

Prima di tutto bisogna ricordare che Trump ha vinto le elezioni grazie all’arcaico sistema del Collegio Elettorale. L’elezione del presidente degli Stati Uniti non è diretta e Trump ha perso il voto popolare. Infatti Hillary Clinton ha ricevuto quasi tre milioni di voti in più che Trump. Il presidente continua a mentire, dicendo che questi tre milioni di voti in più erano di immigranti illegali. Una ridicola baggianata.

E se sicuramente molte persone hanno celebrato e hanno partecipato all’inaugurazione (un pubblico esclusivamente di persone bianche), non abbiamo visto la massa che ha partecipato all’inaugurazione di Obama nel 2009. Ed erano anche molte di più le donne che hanno marciato contro Trump a Washington e nel resto del Paese, nella miglior tradizione del movimento dei diritti civili, il giorno dopo l’inaugurazione. Insomma, è legittimo affermare che il sistema elettorale ha favorito l’elezione di questo presidente, ma la maggioranza del Paese non è con Trump.

Ma il Paese appare dall'Italia molto diviso…

Sì, è vero, gli Stati Uniti sono un Paese profondamente diviso. E queste elezioni hanno portato in evidenza questa realtà. Ma mi sembra che in questa consapevolezza vi sia anche un'opportunità. Riconoscere una realtà è il primo passo necessario per poterla trascendere. In una gran parte della popolazione che protesta contro Trump, vedo anche la voglia di costruire un Paese nell’unità della diversità.

Come valuta le prime mosse dell'amministrazione Trump, come lo smantellamento dell'Obamacare e il bando dei fondi pro aborto?

Le sue misure sono l’educazione pubblica, contro l’ecologia, contro la salute e stanno favorendo i grandi interessi economici. Mi pare che ogni decisione presa da Trump in questo momento è una decisione che va contro i bisogni della gente che lo ha votato. Vedremo quando il suo elettorato, che vive preoccupazioni e problemi reali, si sveglierà dall’incantesimo e si renderà conto di cosa ha provocato il loro voto.

E la politica estera americana in quale direzione cambierà ora, secondo lei?

Fino ad oggi, Trump ha segnalato tre priorità: lottare contro ISIS, rafforzare l’esercito americano e trasformare nemici storici, come la Russia, in nuovi amici. Il nuovo presidente ha una visione del mondo nella quale gli USA devono primeggiare ed imporsi. Trump non sembra comprendere la realtà interdipendente del mondo oggi e la necessità di aumentare le occasioni di cooperazione. Per il presidente, il mondo vive nel caos, e per imporre ordine l’America deve unilateralmente mostrare la sua forza ed i suoi muscoli. Da questo punto di vista, le alleanze contano poco e possono essere un ostacolo. È la visione e la posizione che tanto piace in Italia a Beppe Grillo.
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