Mori, è ancora polemica sul vallo tomo

Mori, il corteo organizzato per protestare contro la realizzazione del vallo tomo. Foto © Gianni Zotta
A Mori sono passati più di otto mesi da quando si è cominciato a parlare della messa in sicurezza di via Teatro dai possibili crolli della parete vicino a Montalbano. Sono nati comitati e presidi di protesta spontanei; sono state organizzate più di una decina di serate informative e sono stati nominati due esperti super partes, uno dal comitato di protesta e uno dalla Provincia.

Nonostante ciò le posizioni delle parti in causa sono ancora a distanze siderali. Il nodo del contendere è l’ormai famoso vallo tomo, un’opera di protezione lunga 200 metri e alta circa 6 che la Protezione civile ha deciso di realizzare con somma urgenza a difesa delle case costruite sotto un diedro di roccia pericolante da 500 metri cubi.

Non appena lo scorso giugno la Provincia ha annunciato l’apertura del cantiere, parte dei residenti della zona si è riunita nel Comitato Da Vicolo a Vicolo e ha cominciato a proporre soluzioni alternative a quella da loro definita un’opera troppo impattante, causa di distruzione per i centenari terrazzamenti sotto il santuario di Montalbano.

La protesta ha continuato a crescere raggiungendo il suo apice lo scorso dicembre, quando il cantiere per il vallo tomo è stato occupato – e di fatto bloccato – dalla neonata Tribù delle fratte. Contestualmente l’amministrazione comunale e quella provinciale sono state fortemente contestate fuori dall’aula consiliare, con tanto di intervento di poliziotti in tenuta antisommossa.

Nemmeno la nomina da parte della Provincia di un tecnico super partes – l’esperto di meccanica delle rocce Giovanni Battista Barla del Politecnico di Torino – è bastata a calmare gli animi. Al contrario, i detrattori del vallo tomo, sostenuti dai partiti di opposizione moriana, hanno a loro volta incaricato un tecnico: alla relazione di Barla, che di fatto individua il muro artificiale come l’unica soluzione per mettere in sicurezza il diedro, mercoledì 25 gennaio, in una serata pubblica, è stata contrapposta quindi quella del professor Gian Paolo Giani.

Dall’altra il Comune e la Provincia hanno sempre sostenuto fermamente la necessità di costruire il vallo tomo. Il ricorso alle reti paramassi, secondo i tecnici di Piazza Dante, non sarebbe sufficientemente efficace, mentre il consolidamento attivo in parete sarebbe rischioso per gli operai e comunque lungo da realizzare. La relazione di Barla ha aggiunto che l’imbrago del diedro sarebbe comunque troppo complesso.

Proprio quest’ultima ipotesi di intervento nell’ultima settimana è stata sostenuta con forza dagli oppositori del progetto vallo tomo. Lunedì 23 gennaio il presidio sui terrazzamenti è stato abbandonato. “In questa fase la priorità è mobilitarsi affinché venga fissato immediatamente il diedro”, ha scritto la Tribù delle fratte in un comunicato, sottolineando anche la necessità di evacuare le case nella zona di rischio.

La risposta del sindaco di Mori Stefano Barozzi è stata categorica: al momento nessuno dovrà lasciare la propria casa. “I monitoraggi della parete sono costanti e il provvedimento di evacuazione è pronto e attivabile dalla Protezione civile nel caso vengano riscontrati movimenti rocciosi. Per quanto riguarda l’evacuazione controllata, essa sarà avviata nel momento in cui il vallo tomo sarà pronto e il diedro verrà fatto saltare”.

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