Il denaro? Deve servire, non governare

Riuniti per la prima volta i consiglieri “economici” delle parrocchie della diocesi. Tisi: “Siete operatori pastorali a tutto tondo”

“Vi dichiaro operatori pastorali a tutto tondo, perchè una Chiesa si misura anche su come usa beni, risorse e strutture”. L'Arcivescovo Lauro Tisi ha dato con queste parole un forte riconoscimento ecclesiale ai laici nuovi eletti nei Consigli parrocchiali per gli Affari Economici – erano presenti in 400, molti di più delle attese – che si dedicano ad un servizio erroneamente considerato secondario fino a pochi anni fa. “Venivate liquidati con un certo sarcasmo come quelli degli affari ecomnomici: quest' ambito invece – e don Lauro lo ha toccato con mano da vicario generale – è diventato importante in ogni comunità per testimoniare uno stile ecclesiale e scelte di servizio. Anche da qui passa il Vangelo e la Chiesa dei poveri per i poveri indicata da Francesco”.

Ma a cosa devono puntare oggi i laici chiamati ad aiutare il parroco nella gestione degli affari economici? Lo ha spiegato in modo chiaro e convincente il cancelliere don Alessandro Aste, attingendo dalle norme (anche diocesane) e dallo stile evangelico. In particolare dai valori della corresponsabilità, dal senso di appartenenza alla Chiesa locale e dall'investimento dei propri talenti. “Spirito cristiano e competenza tecnica” sono i requisiti del consigliere: onesto sì, ma anche preparato, consapevole che il suo ruolo aiuta a superare una mentalità clericale e accentratrice ma nello stesso tempo deve rispettare i passggi previsti dalle norme. “Oggi le nostre comunità giustamente vengono giudicate anche per come gestiamo i beni parrocchiali: non dobbiamo dare controtestimonianza”, ricordava don Aste, che è entrato poi nello specifico, precisando alcuni passaggi talvolta sottovalutati.

Il “consiglio” dei laici si rivela importante fin dalla previsione economica, quella programmazione che implica anche scelte pastorali non scontate: ad esempio, va ricordato che è la parrocchia la prima fonte di sostentamento del parroco. Ha sottolineato poi l'importanza di un inventario dei beni parrocchiali (utili anche negli avvicendamenti pastorali), della manutenzione ordinaria che evita spese straordinarie in caso di degrado, della vigilanza sull'utilizzo dei beni, del rispetto delle disposizioni del donatore nel caso di lasciti o eredità.

Ecco che il rendiconto consuntivo, troppo spesso poco trasparente e complesso, va considerato come un servizio ai propri parrocchiali e alla crescita del loro senso di comunità. Don Alessandro non ha trascurato anche casi concreti e delicati come l'accettazione di offerte, l'assunzione di personale, la vendita di beni, illustrando che in queste scelte complesse il parroco non può ignorare il parere consultivo dei consiglieri economici. Ha concluso la sua serie di diapositive (a disposizione nel sito diocesano) con una frase d'epoca romana quanto mai attuale: “Il denaro deve servire, non governare”.

L'economo diocesano Claudio Puerari ha ripreso e condiviso l'impostazione pastorale di don Aste (“un consigliere economico per servire la sua realtà deve conoscerla e amarla”), puntualizzando la necessità di rendiconti reali e trasparenti, possibilmente più semplificati. Ha suggerito – applaudito dai presenti – altri incontri formativi periodici, anche a livello zonale, per affrontare tematiche specifiche dell'amministrazione parrocchiale. Senza fornire dati prematuri, ha osservato che l'abbondante patrimonio storico di beni e strutture dalla Chiesa trentina oggi si presenta spesso più come un costo che come una rendita. Ecco quindi l'esigenza di fare scelte oculate, condivise e ispirate dal Vangelo come hanno ribadito anche non pochi interventi. Alcune domande specifiche sono state raccolte dal vicario generale, supportato dal direttore dell'Ufficio amministrativo Antonio Pacher e altre possono essere rivolte anche via mail agli uffici competenti. Fra le proposte anche una periodica newsletter di scambio informativo fra consiglieri. Un clima partecipato, parallelo alla riflessione sui beni che pure il Consiglio presbiterale va avviando: “Assieme a voi, in questi confronti a livello parrocchiale e diocesano, sperimentiamo la sinodalità, una parola che in questo caso ha un valore quanto mai concreto e decisivo”, ha concluso l'Arcivescovo.

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