Le clarisse: “Grazie dell’accoglienza”

“Arriviamo in Trentino con molta gioia e trepidazione, con speranza e anche con un po’ di comprensibile fatica per uno spostamento che comporta lasciare una casa abitata da molti anni ma anche – e soprattutto – lasciare relazioni significative, consolidate, esperienze ricche di vita”.

Lo scrive in una lettera di presentazione l’abbadessa suor Chiara Francesca del monastero S. Romualdo di Fabriano, in provincia di Ancona. Un immobile molto antico, le cui originali fondamenta risalgono alle grotte abitate da Romualdo e dai primi compagni eremiti nell’anno 1000. Nei secoli ha avuto diversi rimaneggiamenti fino a subire i danni del recente terremoto che ha reso il convento semi agibile. “La chiesa e il coro sono state chiuse, noi ci siamo spostate nel piano inferiore. Inizialmente abbiamo cercato soluzioni abitative più vicine – racconta – ma tutte richiedevano pesanti ristrutturazioni che non potevamo permetterci. Alla fine l’alternativa di Tonadico, grazie alla disponibilità dei frati Cappuccini, la riteniamo adatta alle nostre esigenze”. Il trasferimento è atteso per gli inizi di marzo. Sono nove sorelle, tra cui una postulante, cinque con un’età compresa tra i 33 e i 56 anni, una sorella di 91 anni, una di 77 e una di 74. “Viviamo la vita contemplativa forti di quanto Chiara di Assisi ci ricorda – aggiunge suor Chiara Francesca – e cioè che siamo in questo mondo ‘pellegrine e forestiere’. Non siamo dissimili da tanti fratelli che sono costretti a spostarsi in cerca di situazioni più vitali, con la differenza che abbiamo deciso noi di fare questo passo – e non costretti da altro”. Secondo la Regola e lo spirito di Chiara e Francesco d’Assisi, la comunità delle Cappuccine di Fabriano vive quotidianamente l’impegno della Liturgia delle ore e della vita fraterna come prioritari. “Anche il lavoro occupa un posto importante per sostenerci e per condividere le necessità di quanti sono nel bisogno – aggiunge – all’interno del nostro monastero abbiamo un attività laboratoriale di cere, di candele, di icone. Attività che porteremo avanti anche in Primiero”.

Massima disponibilità anche nel collaborare con i parroci del Decanato. “Le porte del convento sono aperte all’accoglienza di chi è in cerca di un volto amico, di una parola, di un po’ di pane e di quanti hanno il piacere di condividere con noi la preghiera, le gioie e le fatiche della vita. Se necessario siamo disponibili anche ad

incontri formativi e di catechesi”. Suor Chiara Francesca ripone fiducia in Dio prima di tutto, ma anche nella comunità del Primiero. “Già da ora rivolgiamo il nostro grazie per l’accoglienza. Ci piace affrontare questo trasferimento – conclude – pensando che il viaggio è parte dell’essere cristiani, e lo vogliamo vivere dentro quel solco della Pasqua, che è fatta anche di esodi, di passaggi, di morti e di resurrezioni. E che la cosa più pericolosa adesso – e sempre – sarebbe rimanere immobili”.

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