“La mia nuova normalità”

SOMMARIO: «Io un centrista? La mediazione è il ruolo della politica, ma i partiti sono comitati elettorali, non elaborano più pensiero». «Il fallimento di Italia Futura colpa dello scarso interesse di Montezemolo. Dalla politica fatico a sganciarmi. Ma non ho tessere e non ricandido». Carli immobiliarista: «Siamo il settore attraverso cui la finanza ha manifestato la crisi che lei stessa ha generato. Ma dobbiamo abituarci a un cambio di paradigma economico»

Un nostalgico della “Balena Bianca”, figlio del 1968, oggi studente di arabo. Miscellanea Carli. Con tanto di compleanno nel giorno di Santa Lucia.

Marcello, bambino penalizzato?

Tutt’altro. Bravi i miei genitori: al mattino il regalo di compleanno e alla sera, per me e mia sorella, il regalo della santa fra sale e farina. Ma sono fortunato perché la gente si ricorda più facilmente del mio compleanno…

Alle elezioni del 2008, dopo cinque anni da consigliere provinciale, lei venne escluso per un banale inghippo amministrativo: di chi fu l’errore?

La colpa fu del segretario che non fece autenticare la firma. Trasecolai perché la campagna era già iniziata. Quel giorno ero stato a Smarano e tornando mi raggiunse la notizia. Non mi rimase che rassegnarmi e prenderne atto.

Il Carli politico rimpiange la DC?

A 18 anni feci la scelta di iscrivermi alla DC. Nasco lì, è il mio mondo, la mia cultura. Quando poi la DC si è smembrata ed è evaporata come partito, è rimasta però in piedi la tradizione: l’UDC ne ha interpretato una parte. E scelsi di candidarmi.

Chi è il centrista Carli, un nostalgico?

Non è un problema di centro, destra o sinistra. La politica è il luogo in cui a problemi globali e complessi si cercano risposte globali e complesse. La mediazione è il ruolo della politica: comporre dissonanze e conflitti sociali nell’ottica dell’interesse collettivo. In questo sono un centrista, un moderato.

Nel 2012 lei si rifece vivo sposando la causa di Italia Futura, il movimento politico nazionale che faceva capo a Luca Cordero di Montezemolo e Lorenzo Dellai. “Italia Futura – lei precisava – rappresenta la nuova opportunità per chi non si sente soddisfatto dalla politica tradizionale”. Opportunità a dir poco fugace. Come mai?

Sono sincero: è stata una grande delusione. Ma quelle parole le ridirei tali e quali. Credevo in quell’esperienza come incubatore di pensiero.

Cosa non ha funzionato?

Lo scarso interesse di Montezemolo a impegnarsi in politica direttamente. Ha delegato Mario Monti e si è spento tutto. Ma tutte le forze politica hanno smesso di esercitare elaborazione di pensiero. I partiti sono comitati elettorali, non elaborano più pensiero. Io ci credevo, ci ho messo la faccia, anche se nel 2013 ero terzo in lista e sapevo già che non potevo essere eletto.

Ma fu un ulteriore errore?

Il quadro politico è talmente in evoluzione, pulviscolare, che diventa difficile per tutti trovare punti fermi: guardi il Pd o il centro-destra. Chiunque fatica a trovare riferimenti permanenti, non c’è nulla che dura.

In effetti pare paradossale che il collante della sua area di riferimento sia ancora Berlusconi…

Antistorico. Berlusconi però fa il paio con un Paese che fa fatica ad andare in pensione, in tutti i settori. C’è un problema di successione generazionale.

Frequenta ancora segreterie? Tessere in tasca?

Dall’interesse per la politica fatico a sganciarmi. Nessuna tessera. Ho avuto un’esperienza con l’Unione per il Trentino, ho dato una mano alle ultime elezioni ad alcuni candidati.

Alle prossime nessuna sorpresa?

Non credo. Ad oggi dico di no.

Il vitalizio l’ha maturato?

Non l’ho maturato, ci volevano due legislature. Credo che andrebbe eliminata la figura del vitalizio. Ogni persona dovrebbe avere un’unica posizione pensionistica che sommi i diversi contributi, compresi quelli dell’attività politica.

Madre olandese, lei parla non meno di cinque lingue e ora si è messo a studiare pure l’arabo. Per aprire nuovi mercati?

No, scelta di curiosità e approfondimento culturale. Con l’interprete ci si comprende, ma comunicare è un’altra cosa. Il mondo arabo un riferimento sociale e culturale anche a casa nostra.

Da chi lo impara?

Nibras Breigheche, la figlia dell’Imam. La invitai a un incontro con Ucid sulle donne musulmane nella cultura occidentale e le chiesi il nome di un insegnante. Si è proposta lei.

Prima parola araba?

Sħukrân, grazie!

Perché fece lo scientifico e non il linguistico?

Andava di moda. Tornassi indietro andrei al classico. Inizia il Da Vinci e fui bocciato, scelsi l’Arcivescovile. Ho amato quella scuola e il suo modello educativo, basato sul grande rapporto umano tra docenti studenti. Materia preferita: la storia, insegnata da don Caldera.

Il Carli imprenditore, amministratore unico del gruppo Gentilini, impresa del ramo edile-immobiliare. Avete pagato la crisi?

Ci ostiniamo a chiamarla crisi, ma non è così. E’ un cambio di paradigma economico. E’ la nuova normalità che ha scontato il 25, 30, a volte il 50% del valore precedente. Non solo nell’immobiliare.

Il vostro settore è additato all’origine di tutti i mali economici. Quale colpa vi attribuite col senno di poi?

No, guardi. Il bene immobiliare è lo strumento attraverso cui la finanza ha manifestato la crisi che lei stessa ha generata. Vorrei sapere, rispetto al fatto che nessuna moneta oggi è ancorata all’oro, qual è il valore del denaro al di là di quello stampato sulla carta? Abbiamo 250 mila miliardi di dollari di debiti mondiali, il debito è tre volte e mezzo il PIL. Si sono cambiati i parametri e quindi va ridefinito un nuovo significato del denaro. Abbiamo sofferto un’enorme svalutazione dovuta all’aggressività della finanza.

Ma non si può negare che il mercato immobiliare fosse stato lasciato evolvere in modo incontrollato, non crede?

Non c’è dubbio, ma la componente emotiva porta le persone ad avere comportamenti economici non prevedibili. Ora siamo entrati invece in una lunghissima stagnazione. Noi siamo ancora vivi ed è già un grande risultato visto che il 70% del settore costruzioni è stato falcidiato.

Carli alla guida dell’UCID, gli imprenditori cattolici, dal 16 giugno scorso. 135 imprenditori uniti per che cosa?

Abbiamo fatto dell’attenzione ai problemi sociali la mission. Guardiamo all’impresa come comunità, socialmente coesa, la persona al centro. Con l’obiettivo di mettere una parte delle risorse a disposizione della comunità. Parlo non solo delle onlus sociali ma anche di volontariato sportivo, aggregativo.

Progetti Ucid?

Attualmente sosteniamo ad esempio Casa Francesco e Casa Paola, due strutture per i senzatetto.

Del suo predecessore Gino Lunelli, già nostro ospite a questi microfoni, cosa raccoglie?

La caparbietà, l’impegno, la sua grande visione

Il 48enne Carli e l’amore: mission impossible?

Non ho ancora trovato l’altra metà. Perché nella vita non si può disporre di tutto. Mi sono innamorato, ho anche sofferto. Ma non è sufficiente, bisogna incontrare la persona con la quale, nello stesso istante, si è disposti a condividere un progetto di vita. A me non è ancora capitato

Le manca la paternità e una famiglia?

Non la paternità in sé, ma una condivisone di progetto e di emozioni.

Carli in pantofole. La prima cosa che tende a fare, smessi i panni del manager?

Andare a correre, sul divano sto molto poco. Macino dieci chilometri al giorno. Ho fatto cinque maratone due volte New York, Roma, Venezia e Firenze. La prossima a Vienna, ad aprile. Corro in 4 ore 25′: dalla prima sono migliorato di un’ora e un quarto. Ho sistematizzato l’attività sportiva da quando ho conosciuto la onlus “Sport senza frontiere”: aiutiamo a fare sport bambini con disagio sociale. L’abbiamo fondata anche a Trento con APPM e Aquila Basket.

Carli e il cibo: piatto preferito?

Premesso che mi faccio il pane in casa da dodici anni, dico gnocchi di patate e moussaka greca.

Non mi dica con l’olio che porta il suo nome?

Preferisco quello toscano, l’altro è ligure…

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