“Laici e giovani, linfa della Chiesa”

Al centro dell’incontro dei missionari trentini in America Latina a Maceiò il tema del ruolo dei laici nella Chiesa

Come rapportarsi con la globalizzazione nei suoi aspetti sia positivi sia negativi? Come affrontare la questione cruciale dell'inculturazione, ovvero come presentare il messaggio di salvezza oggi? Nelle sessioni plenarie, ma anche in piccoli gruppi di lavoro, i missionari trentini in America Latina ne hanno discusso a Maceiò, capitale dello stato di Alagoas, in Brasile, dal 31 gennaio al 6 febbraio nel corso del loro incontro biennale, promosso dal Centro missionario di Trento. Centrale, quest’anno, il tema del ruolo delle laiche e dei laici nella Chiesa, affrontato con l’aiuto della dott. Maria Soares de Camargo, già consulente della Cnbb, la Conferenza episcopale brasiliana, per la pastorale sociale, e attualmente impegnata nella pastorale missionaria in Amazzonia.

Dott. de Camargo, quali riflessioni ha maturato la Chiesa in America Latina rispetto al ruolo e alle funzioni delle laiche e dei laici nella Chiesa?

Credo che la Chiesa in America Latina abbia fatto un buon cammino. Il Brasile, in particolare, è uno dei Paesi dove c'è stata una una buona ricezione del Concilio Vaticano II. Forse quello che ci manca è la sensibilizzazione della gente. Molti sacerdoti non fanno crescere nella gente la coscienza del ruolo che è loro proprio e per questo molti si sentono un po' fuori, lontani. Ma è questa la nostra sfida: dobbiamo fare come Gesù, che andava in mezzo alla gente, senza fare distinzione tra Chiesa e popolo, per ascoltare e vivere l'annuncio. Questa è la sintesi che dobbiamo fare noi oggi, è questo il cammino che ci è proposto ora. La novità di Gesù non è portare il Dio del tempio alla gente, ma andare in mezzo alla gente e lì riconoscervi la presenza del Signore.

Spesso però sono le laiche e i laici stessi che tendono a riprodurre un modello che hanno imparato, gerarchico, dove ruoli e funzioni sono ben definiti, finendo per cadere nel clericalismo. Rispetto a ciò che attenzioni si debbono avere?

La lettera di papa Francesco al cardinale Marc Oellet affronta direttamente questa questione. E’ un problema che riguarda tutta l’America Latina, anche se alcuni Paesi sono più clericalizzati di altri: penso al Perù, all’Argentina, al Messico, dove i laici dipendono ancora moltissimo dal sacerdote. Ma il clericalismo non è positivo né per il popolo né per i sacerdoti. La soluzione si dà nel ripensare il battesimo come radice che ci unisce. E’ lì il nocciolo della vita. Il Signore non ha creato i sacerdoti e i fedeli laici, ha creato i suoi figli nel battesimo, con vari ministeri. Dobbiamo sperimentare e vivere questa coscienza di essere prima di tutto battezzati, unica famiglia di Dio con vari ministeri.

Ridare dignità al ruolo dei laici e delle laiche nella Chiesa: se n'è parlato molto alla Settimana latinoamerica a Maceiò. In questa azione di coscientizzazione è ancora utile distinguere tra ambito rurale e ambito cittadino?

Un tempo si distingueva tra pastorale rurale, dell'interno, e pastorale urbana. In questi ultimi tempi abbiamo l'impressione che questa dicotomia sia superata. Anche nelle regioni interne del Brasile sono arrivati il cellulare, la televisione, la pubblicità…

Come evangelizzare in questo nuovo contesto sociale e culturale?

E’ vero che ci sono posti lontani, specialmente in Bolivia, dove i mezzi di comunicazione ancora non sono arrivati, però si tratta di realtà molto limitate, poco significative. Oggi il giovane studente che viene in città ritorna al suo paese con il cellulare. La gente apre gli occhi, scopre nuovi mezzi, nuove forme di comunicazione e nuove relazioni.

In passato la Chiesa brasiliana ha espresso grandi figure di pastori, penso agli Arns, ai Camara… Oggi non si vedono figure altrettanto carismatiche. Dove passa in America Latina il soffio dello Spirito?

(Ride) Non saprei dire dove soffia oggi lo Spirito, ma abbiamo fiducia che stia agendo. Non so se passa attraverso la Chiesa gerarchica. Se guardo alle nomine dei vescovi, almeno alla fine del pontificato di Giovanni Paolo II, l'impressione è che siano stati scelti per la loro obbedienza alla Chiesa. Ma non dimentichiamo che l'obbedienza alla Chiesa e secondaria, la prima obbedienza e allo Spirito; poi, nella comunione, viene l'obbedienza alla Chiesa. Mi sembra che oggi lo Spirito passi attraverso i movimenti dei giovani, degli studenti, dei lavoratori, dei professori che si mobilitano, come a San Paolo, in difesa dei diritti della vita. Lo Spirito passa da qui. E non sarà che è questa la Chiesa che si ringiovanisce, come ama dire Papa Francesco?

(2. continua)

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