Il digiuno come rinuncia

La Pastorale Sociale e del Lavoro di Trento in occasione dell'inizio della Quaresima ha pubblicato due sussidi: il primo è una “rimotivazione” del digiuno quaresimale, il secondo è un approfondimento del tema del lavoro, a partire dalla lettera “Silenzio e attesa” di mons. Tisi, utilizzabile nei Consigli Pastorali.

Il primo approfondimento s’intitola “Quaresima 2017, Io Rinuncio a ….. per … “ e prende spunto dal passaggio della lettera apostolica Evangelii gaudium, in cui Papa Francesco legge la realtà della persona di oggi con gli occhi della fede e ci fa comprendere che “il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene. Anche i credenti corrono questo rischio, certo e permanente. Molti vi cadono e si trasformano in persone risentite, scontente, senza vita. Questa non è la scelta di una vita degna e piena, questo non è il desiderio di Dio per noi, questa non è la vita nello Spirito che sgorga dal cuore di Cristo risorto. (n. 2)”.

A partire da queste considerazioni, la Pastorale Sociale indica come tempo opportuno grazia la Quaresima che, anche attraverso la pratica del digiuno, della preghiera e dell’azione concreta, consente alcuni passaggi così espressi:

dalla permalosità, all’acquisizione della consapevolezza di sé in uno stile che sa riconoscere le cose da migliorare per poter crescere e maturare costantemente;

dalla suscettibilità, all’imparare a ridere di se stessi, in un sano umorismo che rende la vita più gioiosa e serena;

dal fastidio, all’accoglienza dell’altro come fratello e sorella, dono della vita e di Dio, in una relazione che permette di valorizzare la propria vita e la diversità nella reciprocità;

dal nervosismo, all’acquisizione del giusto valore del tempo, in una maggiore calma, che ti fa gustare il sapore della vita che è la bellezza di vivere assieme;

dalla ricerca del mero interesse personale, al raggiungimento del bene comune e reciproco.

dal tutto è dovuto, al vivere delle relazioni nelle quali il proprio diritto si coniuga con il dovere di giustizia e di uno stile di vita basato sul servizio.

Tutto questo – conclude il testo della Pastorale Sociale – , perché la beatitudine proposta dal Cristo ci permetta di spendere la nostra vita in ciò che fa bene a noi e agli altri”.

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