Sempre con l’occhio alle elezioni

Non diciamo certo una cosa originale se osserviamo che c’è da preoccuparsi per questo clima da campagna elettorale perenne che si dà quasi per scontato ci terrà compagnia per i prossimi dieci mesi o più. In un contesto di questo tipo diventa pressoché impossibile qualsiasi ipotesi di convergenze di forze politiche diverse sui gravi problemi che il paese ha davanti e il governo ha grandi difficoltà ad impegnarsi in strategie anche solo di medio periodo.

Lo si sta vedendo nello stanco e sfilacciato dibattito che unisce la manovrina di aggiustamento dei conti e la scrittura del Documento di Economia e Finanza. E’ tutto un detto e un non detto, misure che vengono buttate lì e poi smentite, pronostici ottimistici a breve, con la riserva di suggerire che però sul medio periodo non è detto continui così. Adesso si esulta per l’ipotesi di una crescita del PIL nell’anno in corso del 1,1%, perché grazie a questo sembra che la UE si accontenterà della manovrina che possiamo fare. Si aggiunge però che nel 2018 e 2019 si stima di tornare all’1% di crescita e allora non sappiamo se avremo altrettanta benevolenza dai nostri partner, che per quelle date avranno chiuso i loro confronti elettorali.

Al momento va bene, perché anche in sede UE si capisce che si sta scherzando col fuoco: l’instabilità della situazione italiana certo non sfugge agli osservatori stranieri. Non è solo questione delle prospettive del voto futuro (più che ballerine) e del fatto che al momento non si vedono accordi possibili su una decente riforma delle leggi elettorali. E’ l’assenza di una via d’uscita che non sia quella di un proporzionale a preoccupare. Renzi da ultimo si è convinto che si può recedere sulla questione dei capilista bloccati, su cui si è costruita una leggenda senza fondamento di attentato alla democrazia. Pochi però ricordano che aprire ad una lotta selvaggia per le preferenze è una prospettiva preoccupante: la retorica vuole che questo esalti la libertà di scelta dei cittadini, la realtà è scatenare guerre per bande con ampi inquinamenti perché quel genere di battaglie ha costi molto alti e quando si devono trovare soldi può succedere di tutto.

A preoccupare però è anche l’eterna questione di un sistema istituzionale che mostra falle rilevanti. Non getta luce favorevole sulla tenuta del nostro sistema la vicenda dell’inchiesta Consip dove è saltato fuori che un capitano dei carabinieri, fiduciario sembra del procuratore di Napoli, ha manipolato un verbale per dare contro al padre dell’ex premier (non c’è solo una inesatta trascrizione di una intercettazione, ci sono giudizi gratuiti sulla pericolosità presunta di Tiziano Renzi) e per di più per drammatizzare si è inventato pressioni dei servizi segreti che non c’erano (e si era verificato che non c’erano). E’ vero che tutto è venuto alla luce grazie allo scrupoloso lavoro di altri procuratori della Repubblica e questo in parte conforta, ma non si può fingere di ignorare che tutta la faccenda suona molto inquietante.

Naturalmente tutto avviene mentre nel PD continuano a volare gli stracci in un confronto in attesa dei mitici gazebo che tutto è tranne un momento di verifica di progettualità politiche. Quasi a specchio il M5S si muove tra l’ambizione di volersi mostrare capace di analisi e di progettazione sul futuro (la iniziativa di Casaleggio ad Ivrea) e il consueto mix di polemiche di basso conio e di pasticci nella gestione di alcune città col caso eclatante del conflitto a Genova finito davanti alla magistratura. Tutto serve per tenere in piedi la singolar tenzone fra PD e M5S, che reciprocamente cercano di accreditarsi come gli unici giganti che duellano in un contesto di nanetti.

Qualcuno pensa che questo clima possa favorire un ritorno di Berlusconi che si sta molto impegnando per tenere viva l’attenzione dell’opinione pubblica, ma ci vuole qualcosa di più per ricucire un’area che si è ormai disintegrata. Qualcun altro prospetta che dietro l’angolo ci sia la prospettiva di ritorno a governi “tecnici” visto che qualcosa si dovrà pur fare per uscire dall’impasse di maggioranze politiche che non sembrano possibili. Qualche sospetto in questa direzione lo fa sorgere anche il ritorno di Mario Monti nei talk show e qualche endorsment appena velato che si percepisce qua e là.

Tutto è ancora allo stato magmatico e può davvero succedere di tutto, ma va detto per onestà che nel momento attuale è proprio uno stato magmatico ciò che non possiamo permetterci.

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