Chiude la comunità, ma prosegue l'impegno sociale a Villa Sant'Ignazio. Tisi: “Resterete un faro della comunità”
I gesuiti andranno via da Trento, ma – assicurano i quattro – "continuerà l’Opera, la Fondazione sant’Ignazio, che viene considerata un modello apostolico importante ed efficace per la realtà trentina e di riferimento anche per altre realtà italiane. I padri Mario ed Alberto continueranno a sostenerla" con una presenza "continua anche se in forma non residenziale". “Prosegue la nostra missione – spiega Alberto Remondini ai microfoni di Trentino inBlu – di leggere la storia della città a partire dai più poveri, per provare ad immaginare insieme una diversa organizzazione del mondo sociale e anche una diversa presenza della Chiesa. Siamo sostenuti dalla Chiesa trentina, con la quale stiamo già lavorando sodo in questa direzione”.
Anche l'arcivescovo Lauro ha espresso in una nota il suo rammarico per la notizia: “Lo scioglimento della vostra comunità ci rende tutti più tristi. A voi, fratelli gesuiti, voglio rivolgere un grande 'grazie' per il bene che avete fatto in tanti anni, anticipando i tempi di una Chiesa in uscita, coraggiosa e profetica”. “Vi salutiamo – ha aggiunto – con una promessa: la salutare provocazione generata dalla vostra presenza rimarrà, attraverso la Fondazione sant’Ignazio, come un faro per la nostra comunità. Ci avete indicato una strada: con l’aiuto di Dio, vogliamo continuare a percorrerla. Buon cammino a ciascuno di voi!”.
L'invito, da parte dei quattro gesuiti, è di sostenerli con la preghiera e con l'affetto: “Saremmo davvero contenti che questa decisione dei Superiori Maggiori venisse accolta da tutti come un segno che viene dal Signore che non ci fa mancare il suo sostegno”, scrivono nella lettera; “Non vorremmo in qualche modo dar spazio a resistenze prevalentemente emotive o ispirate a valori che non ci corrispondono, contrari allo spirito della nostra vita religiosa ed anche ai nostri attuali stati d’animo”.
Il futuro di Villa Sant'Ignazio, conclude la lettera, è ora "ancora di più" nelle "menti, cuori e mani di laici particolarmente sensibili", secondo il disegno del fondatore dell'esperienza pluridecennale di Villa Sant'Ignazio, padre Livio Passalacqua.
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