Ponti sempre più larghi

Ha ancora senso l’ora di religione cattolica nella scuola di oggi? Contrariamente a quello che potremmo pensare, i dati che emergono dalla Quarta indagine nazionale sull’ora di religione (2017) rilevano un buono stato di salute della disciplina che in questi trent’anni dalla Revisione del Concordato, pur nei limiti della sua ibridata natura, continua ad offrire spazi significativi di confronto tra il cristianesimo e la cultura. A conferma di ciò chiamerei in causa la prassi di tanti docenti che, come me, si trovano quotidianamente davanti ad un alto e costante numero di studenti (la maggioranza) che vivono bene quest’ora pur non frequentando la parrocchia da anni, appartenendo ad altre religioni o non avendo alcun riferimento di fede da parte delle famiglie. Per loro, che hanno scelto di avvalersi di quest’ora, le lezioni di religione offrono la possibilità di un confronto tra il mondo nel quale sono immersi e da cui sono inconsapevolmente condizionati, e la ricchezza di contenuti, valori, riflessioni e fatti che la cultura cristiana e quella delle religioni offre loro. Vengono, partecipano, non rinunciano a questa proposta chiedendo a noi insegnanti di essere sempre attenti, preparati a rispondere alle loro domande, provocazioni, problematizzazioni. E la scuola ci dà spazio, se abbiamo voglia di metterci in gioco, ci offre la possibilità di collaborare con colleghi, di porci con tanti in modo dialogico e intelligente. Abbiamo la fortuna di insegnare una religione, quella cristiana, che è nata dialogando e nel dialogo può trovare sfide nuove per costruire ponti sempre più lunghi e larghi.

Chiara Gubert, docente di IRC al Liceo “da Vinci” di Trento

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