Tassullo Materiali, “bisogna vendere”

Un altro nulla di fatto. Anche l'asta del 3 maggio per gli stabilimenti di Tassullo Materiali è andata deserta. Nonostante il prezzo ribassato a 4 milioni e 300mila euro nessuno si è presentato come offerente. Sul tavolo non era incluso il lotto delle celle ipogee, ovvero la cava di Riomaggiore dove Melinda conserva le mele.

Nel frattempo dopo la sentenza della Corte d'appello che ha bocciato il fallimento e riavviato la procedura di concordato preventivo l'avvocato dell'azienda nonesa ha presentato un'istanza al Tribunale di Trento di sospensione della liquidazione, almeno in attesa della decisione finale della Cassazione (è probabile infatti il ricorso contro la sentenza di secondo grado ndr).

In questo contesto cresce la preoccupazione per le sorti di una cinquantina di lavoratori ancora rimasti.

Restii in un primo tempo a rilasciare dichiarazioni sulla vicenda ora i 43 dipendenti di Tassullo Materiali e due del ramo commerciale Hd Sistem, hanno deciso di rompere il silenzio. “La vendita della società è un passaggio obbligato ed essenziale per la sopravvivenza e nell'ottica del rilancio aziendale, la situazione attuale di stallo e inattività porteranno inesorabilmente al fallimento e alla chiusura”.

In un documento condiviso i lavoratori ripercorrono le motivazioni economiche che hanno portato prima alla richiesta di concordato liquidatorio e poi al fallimento della Tassullo Materiali e alla casa madre Tassullo Spa “per ragioni – ribadiscono – che nulla hanno a che fare con la situazione patrimoniale, ma connesse al mancato rispetto delle regole imposte dal concordato”. Nello specifico si legge che “al momento della richiesta di concordato preventivo l’azienda si presentava con un passivo di 42 milioni di euro e conti correnti, impianti e strumenti essenziali per lo svolgimento della propria attività pignorati, fornitori di vario genere (materie prime, trasportatori ecc.) bloccati, e l’impossibilità di pagare gli stipendi da mesi: l’azienda quindi era a tutti gli effetti bloccata nella sua operatività quotidiana”. Per questi motivi il Cda ha deciso di “perseguire la strada della richiesta di concordato proponendo lo 'spezzatino' dei vari assets (stabilimenti, galleria, cave)”. Il prosieguo della tormentata vicenda della Tassullo Materiali è ormai noto con la sentenza della Corte d'appello che cancella il fallimento. Ora i lavoratori denunciano “una strumentalizzazione da parte di alcuni soggetti politici e sindacali, forse non informati sulla reale situazione debitoria, per accreditare il ruolo della Cooperativa CALCE formata da 6/7 ex dipendenti reputando la cooperativa come soggetto credibile in grado di dar continuità alla nostra azienda, ripristinando in pratica la passata Amministrazione dell’Azienda”. La stessa amministrazione che “per mesi non ha pagato regolarmente gli stipendi, che dal 2009 non ha versato i nostri contribuiti ai fondi previdenziali e che continuava a fare viaggi in Romania dove era stato costruito uno stabilimento a cui attingere le risorse finanziarie necessaria per l’intera attività della Tassullo Materiali; dopo un investimento pari a circa 16 milioni di euro Tassullo Romania ad oggi è fallita”.

Alla luce di queste osservazioni i lavoratori premono per il rilancio aziendale affinché arrivi al più presto un acquirente serio con risorse necessarie e indispensabili per essere competitivi sul mercato. “Non c'è più tempo da perdere, senza investimenti nello sviluppo commerciale e di marketing per veicolare il marchio e nell'innovazione il destino è segnato”.

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