Le trappole delle post-verità

Gad Lerner e Ferruccio De Bortoli al Trentino Book Festival di Caldonazzo mettono in guardia contro tante informazioni diffuse nella rete

Nonostante il caldo, il pubblico ha risposto numerose alle proposte della settima edizione del Trentino Book Festival, organizzata dal 15 al 18 giugno a Caldonazzo con uno schema ormai solidificato ed una scaletta artistica proposta con cura da Pino Loperfido.

Uno dei temi portanti della rassegna è stato quello delle “post-verità” giornalistiche, che mettono in crisi la credibilità di un giornalismo che negli ultimi anni non ha certo goduto di ottima salute. Gad Lerner, noto volto dell'informazione televisiva e uno dei maggiori conoscitori di politica estera, rispondendo alle domande di Alberto Faustini ha sottolineato l'importanza di non enfatizzare i tratti polemici e retorici dei nazionalismi oggi in voga, ricordando una frase di Karl Kraus, scritta cent'anni fa: “il nazionalismo è un fiotto in cui ogni altro pensiero affoga”.

Un altro protagonista del giornalismo nazionale, Ferruccio De Bortoli, già direttore del “Corriere della Sera2 e del “Sole 24 Ore”, si è soffermato sulle molte insidie di internet. Intervistato da Enrico Franco, ha ricordato che “su internet ci sono più sudditi che cittadini, vogliosi più di credere che di riflettere”. In ambito internazionale, Internet ha intensificato gli odi e i sospetti e la rete è disseminata di trappole: va quindi usata con cautela e con livelli maggiori di responsabilità, vista la sua grande libertà di diffusione.

Tra gli altri temi del festival, non poteva mancare quello del rapporto con la natura e la montagna: fresco e interessante l'incontro con Francesco Vidotto, quarantenne veneto che dopo un'esperienza aziendale è tornato a vivere nella natura, in Cadore. Proprio la ricchezza della natura gli ha ispirato opere come Oceano (2014, Minerva ) e Fabro (2016, Mondadori), ispirate a personaggi di un mondo che si deve far riemergere, perché non venga definitivamente dimenticato.

Il mondo alpino è anche lo scenario affettivo della maggior poetessa trentina vivente, Vivian Lamarque, nata a Tesero e profondamente legata alla Val di Fiemme. Presentata da Giuseppe Colangelo, da anni studioso della sua opera in versi e in prosa, la poetessa ha ricordato una frase di Emily Dickinson: “La capitale della mente è il cuore”. Le sue poesie, solo all'apparenza semplici, sono pervase di sottigliezza e umorismo e racchiudono i molti piccoli e minuti segnali della vita, il suo dolore, le sorprese e i rimpianti: “O essere anche noi la luna di qualcuno!/ Noi che guardiamo / essere guardati, luccicare / sembrare da lontano / la candida luna / che non siamo”. Lamarque ha presentato la sua ultima raccolta, Madre d’inverno (Mondadori, 2016): e ci ha dato una ventata di speranza aver visto coi nostri occhi che, nonostante parlasse in una calda domenica mattina di giugno, tutti i posti fossero occupati, da spettatori coinvolti e attentissimi. Un ottimo segnale per la poesia.

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