“Santi come lei”

Sulla santa trentino-brasiliana, al centro della Festa provinciale dell'emigrazione, le parole di Giovanni Paolo II in occasione della beatificazione

“Che l’esempio di Madre Paulina possa ispirare a tutti una risposta decisa, generosa al richiamo di Cristo alla santità!”, esortava Giovanni Paolo II in occasione della beatificazione della santa trentino-brasiliana.

Un esempio che torna vivo e attuale nella Festa provinciale dell'emigrazione, in programma da giovedì 6 a domenica 9 luglio a Vigolo Vattaro, paese natale di Madre Paulina. Il Comune, con la collaborazione del mondo del volontariato, ha programmato una serie di iniziative attorno alla figura della santa (per il dettaglio degli eventi si veda Vita Trentina n°26, pagina 8), che culmineranno domenica 9 luglio con la presenza di diverse delegazioni di emigrati trentini provenienti da tutto il mondo alla sfilata e alla Messa con l’Arcivescovo Lauro (ritrovo alle 9 nel piazzale della chiesa di S. Giorgio).

Domenica 9 luglio si celebra infatti il 75° anniversario della morte e il 15° della canonizzazione di Madre Paulina do Coração de Jesús Agonizante, al secolo Amabile Visintainer, nata a Vigolo Vattaro il 16 dicembre 1865 ed emigrata con la famiglia in Brasile quando aveva solo 10 anni. Lì, nella regione di Nova Trento, la giovane coltivò la sua vocazione e arrivò a fondare l'ordine delle Piccole suore dell'Immacolata concezione.

In occasione di questo anniversario particolarmente significativo per la chiesa trentina, riprendiamo alcuni pensieri che Papa Giovanni Paolo II pronunciò in occasione della cerimonia di beatificazione di Madre Paulina, celebrata a Florianopolis il 18 ottobre 1991.

In che modo Madre Paulina, rifletteva Papa Wojtyla, testimoniava la vocazione alla santità, propria di ogni cristiano?

Innanzi tutto, con una “costante inclinazione a Dio”: “seppe convertire tutte le sue parole e azioni in un continuo atto di lode a Dio. In gioventù chiese a Dio la grazia di accedere alla vita religiosa con l’unico fine di amarlo e di servirlo nel miglior modo possibile. L’accettare la volontà di Dio la indusse a una costante rinuncia di se stessa, affrontando qualsiasi sacrificio per compiere i disegni divini, specialmente nel periodo, particolarmente eroico, della sua destituzione come Superiora Generale della Congregazione da lei fondata”.

Frutto di questo grande amore di Dio, proseguiva Giovanni Paolo II, fu la carità vissuta dalla santa “fin da bambina e fino all’ultimo istante della sua vita terrena, nei confronti di tutti quelli che vissero con lei. Nel suo testamento spirituale scrisse: Vi esorto ad avere tra voi la santa Carità… Tenete in grande considerazione la pratica della santa Carità”. “Questo essere-per-gli-altri, – proseguiva il Papa – rappresenta lo sfondo di tutta la sua vita. I poveri e i malati furono i due ideali della vita ascetica di Madre Paulina che, nel suo servizio, trovava un incentivo per crescere nell’amore di Dio e nella pratica delle virtù”.

“È stata proprio questa capacità di rimanere costantemente unita a Dio e, al tempo stesso, di svolgere un intensissimo lavoro per il bene delle anime, che ha caratterizzato la vita della Beata Paulina do Coração de Jesús Agonizante. La Chiesa la propone, da oggi, come modello di vita da ammirare e imitare. La santità si prova nella vita di tutti i giorni, nel lavoro in favore dei fratelli, come frutto dell’unità con Dio. È vincolata a un amore, attivo ed effettivo, verso la Chiesa di Cristo. La santità, dunque, è l’espressione di questa fede profondamente vissuta attraverso la carità, in grado di dare un nuovo soffio di speranza e una risposta alla società che sembra voler vivere in un clima di edonismo e di consumismo”.

“Che l’esempio di Madre Paulina – concludeva Papa Giovanni Paolo II – possa ispirare a tutti una risposta decisa, generosa al richiamo di Cristo alla santità!”.

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