“Vedo il bicchiere mezzo pieno…”

La lunga intervista dell'Arcivescovo Lauro a Sergio Valzania per la rubrica nazionale “Pastori” di radio inBlu: “Dobbiamo avere un po' di speranza”

“Il venir meno di strutture e organizzazioni, alleggerisce la Chiesa e la favorisce nelle relazioni e nei rapporti con le persone”. E' uno dei passaggi della lunga intervista all'Arcivescovo Lauro, trasmessa nello scorso fine settimana dalla rubrica “Pastori” di radio nazionale inBlu condotta dall'ex direttore di Radio 2 Rai Sergio Valzania, scrittore e autore fra l'altro dei programmi di Fiorello.

Il dialogo quasi sottovoce – riascoltabile in podcast sul sito www.radioinblu.it – è partito dall'infanzia dell'Arcivescovo (“Alla morte di mio padre avevo 6 anni – ha ricordato – ma il piccolo paese ha regalato una grande vicinanza alla nostra famiglia. Ho imparato la gioia del farsi carico dell'altro”) fino alla scelta del Seminario: “Ero molto colpito da figure di preti che si facevano accanto alle persone e diventavano significativi per i poveri e gli affaticati”. In sintesi, ecco altri passaggi dell'intervista.

Cosa significa che la Chiesa oggi si è alleggerita?

Che non c'è più la forza imponente di strutture, invitate a tutti i tavoli dove si conta, chiamate a gestire anche situazioni di potere. Ma una Chiesa lasciata più ai margini, in una condizione di minoranza ha la possibilità di rivelare l'alternativa cristiana.

Lei era piccolo quando si chiuse il Vaticano II. Che sguardo ha sul Concilio?

Enormemente grato. I formatori avuti in Seminario – figure innovative – ci hanno fatto assaporare le pagine conciliari. Anche oggi le rileggo volentieri. Quando sento qualche riserva sul Concilio mi piange il cuore.

Quale documento della Chiesa la interessa di più?

Forse la risposta è scontata: nei tre documenti di Papa Francesco ritrovo la freschezza conciliare. Però ho anche apprezzato i testi magisteriali di Papa Benedetto che considero un formidabile innovatore. Quando la storia li rileggerà troverà la forza dei padri della Chiesa.

Che cosa caratterizza la sua gente?

E' una popolazione che, fra l'altro, sente molto la propria identità. Ma questo è un guadagno. Un popolo anonimo, che non sente l'appartenenza, fa fatica ad entrare in dialogo.

Lei ci ha parlato della formula positiva delle Unità pastorali che hanno messo in movimento il laicato….

So bene che ci sono anche fatiche, ritardi, ma vedo il bicchiere mezzo pieno di un laicato che cammina e di preti eroici, che hanno tante parrocchie, che faticano ma che vogliono camminare. Mi dà tanta speranza. I problemi non ci devono piegare: ci dobbiamo abitare dentro con un po' di fiducia e speranza: è il compito della Chiesa.

Dida2: Papa Benedetto: “Lo considero un formidabile innovatore”.

Dida3. I giovani: “Abbiamo incrociato il loro volto con situazioni di carità”.

Dida4. Preti: “Hanno recepito come aria nuova i documenti del Concilio”.

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