Per grazia ricevuta

Il nuovo percorso espositivo permanente allestito presso il santuario di San Romedio dalla Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento, aperto al pubblico il 31 maggio scorso, ha ricevuto mercoledì 12 luglio la visita dell’Arcivescovo Lauro Tisi e dei presidenti delle Province autonome di Trento e di Bolzano e del Land Tirol, che erano a Sanzeno per la riunione della Giunta e dell’Assemblea del Gect Euregio Tirolo – Alto Adige – Trentino.

In tre ambienti al piano terra del santuario sono esposti una cinquantina di ex voto, da poco restaurati; reperti archeologici rinvenuti ai piedi della rupe; quattro riquadri affrescati strappati nel 1932 dalla parete esterna del sacello delle reliquie e applicati su tela; gli sportelli con specchiature in scagliola provenienti da un reliquiario a cassetta del 1666; materiali archivistici e librari e varie riproduzioni relative all’iconografia del santo e del santuario.

L’allestimento – curato dall’architetto Roberto Festi, con il coordinamento scientifico di Salvatore Ferrari e di Ermanno Tabarelli de Fatis – racconta gli aspetti storici, artistici, iconografici, religiosi e devozionali di uno dei santuari più belli della regione alpina.

Protagonisti dell’esposizione permanente sono gli ex voto, segni visibili di una grazia richiesta e ottenuta, eseguiti tra la fine del Cinquecento e la metà del Novecento. Appesi alle pareti o conservati nelle vetrine, rimandano alle diverse occasioni dell’atto di riconoscenza per la grazia ricevuta: incidenti, malattie, incendi, guerre e calamità naturali, o altri impegni privati realizzati con l’aiuto della Madonna, di San Romedio o di altri santi, cui si rivolgono, oranti e riconoscenti, donne e uomini, giovani e vecchi, nobili e contadini, laici e religiosi.

Tra quelli esposti, tre, in particolare, hanno suscitato la nostra attenzione e curiosità.

Il primo ex voto – eseguito ad olio su tela e racchiuso entro una cornice lignea policroma con motivi a volute, fiori e una testa d’angelo – presenta un vescovo con una mozzetta di pelliccia d’ermellino e una croce pettorale, indossati sopra una tunicella bianca, ritratto in ginocchio e in preghiera al cospetto di San Vigilio e di San Romedio, che appaiano in alto, sopra le nuvole. Entro uno scudetto circolare, accanto alla scritta “ex voto”, compare l’anno di esecuzione, il 1767, ma non il nome dell’autore. Secondo don Antonio Casagrande (1861-1936), per quasi trent’anni priore del santuario d’Anaunia, il personaggio effigiato va identificato, con buona probabilità, con il Principe Vescovo Cristoforo Sizzo de Noris (1706-1776), vescovo di Trento dal 12 luglio 1763.

Al 1819 risale invece un importante dipinto votivo, ispirato ad un fatto di cronaca, l’aggressione subita la sera del 9 gennaio 1817 dal priore Filippo Giacomo de Betta da Malgolo (1770-1855), felicemente risolta dall’intervento eccezionale del taumaturgo. La tela fu commissionata dal protagonista della vicenda, quale “grazia ricevuta” per essersi salvato dall’assalto dei briganti. L’anonimo pittore ambienta l’episodio all’interno dell’eremo, descritto con grande perizia e attenzione agli aspetti architettonici. Nella parte superiore, nella ‘stua’ dell’appartamento Thun, messa in vista dalla mancanza della parete, un brigante minaccia il priore con una pistola; in basso, all’ingresso, i due complici cercano invano di far uscire un cavallo carico del malloppo, mentre l’oste, che si affaccia da una finestra, tenta di metterli in fuga. In alto, inginocchiato sulle nubi, appare San Romedio accompagnato dall’orso.

Numerosi ex voto portano in calce un cartiglio con la scritta “Per Grazia Ricevuta”, scritta per esteso o in sigla (P.G.R), ma molto raramente conosciamo l’identità degli effigiati o degli autori. Tra le eccezioni, segnaliamo la tavoletta dipinta a tempera da un giovanissimo Paolo Vallorz (quindicenne) nell’estate del 1946, che sulla cornice porta la scritta: “A San Romedio/ Caldes/ per grazia ricevuta”. Al centro della composizione notiamo un piccolo carro con alcuni bambini e due adulti a bordo, trainato da un cavallo imbizzarrito. Come ci ha raccontato l’artista, qualche settimana fa, “di ritorno da un pellegrinaggio al santuario con il maestro Rosani, il carretto che trasportava alcuni bambini, diretto alla località Molini, si rovesciò, ma nessuno rimase ferito”. Per questo la comunità del piccolo paese della bassa Val di Sole commissionò a Vallorz un quadretto per ringraziare il santo anacoreta per lo scampato pericolo!

Salvatore Ferrari*

*Soprintendenza per i beni culturali – Ufficio per i beni storico-artistici

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