Kosovo, non ancora Europa

Al valico di Merdare la fila è lunga chilometri. Scendere dal pulmino per risalire a piedi la coda in attesa di passare il confine tra Serbia e Kosovo non è solo un modo per sgranchirsi le gambe dopo un viaggio che non finisce mai, ma anche l’occasione per dare un’occhiata a quei macchinoni incolonnati, targati Germania, Austria, Svizzera, Belgio, carichi di famiglie. I kosovari emigrati tornano a casa per l’estate. E una buona parte delle auto sulle quali viaggiano, ci verrà poi riferito, è a noleggio o di seconda mano. Si ostenta una ricchezza che non c’è. Nei Balcani, spesso e volentieri nulla è come sembra. A Peja (Peć per i serbi), municipalità di circa 100mila abitanti (compresi l’ottantina di villaggi del circondario), città dal traffico impazzito, è ormai storica la presenza della cooperazione, dell’associazione Trentino con i Balcani (Atb) in questo caso. Sviluppo locale, equo e solidale, tra i suoi principi costitutivi. Diversi i progetti che coinvolgono le realtà associative del posto, accompagnandole, per poi cercare di farle camminare con le loro gambe.

La scorsa settimana, un gruppo di ragazzi dell’istituto “Martini” di Mezzolombardo e del “Depero” di Rovereto (Tobia Abbondanza, Arxhenda Durqi, Silvia Tanel, Gresa Llugiqi e Tiziano Cova) ha partecipato alla decima edizione di BalcAnimazioni, l’esperienza estiva nei Balcani promossa da Atb e Cooperativa Arianna, in collaborazione con il CSV Trentino. Giochi, laboratori, confronti, canti e balli con 200 bambini e ragazzi di una scuola rom. Arianna Devigili e Massimiliano Ortler della Lav di Trento (la lega antivivisezione) hanno sensibilizzato i piccoli sul mondo animale. Insieme a Francesca Correr, Tiziano e Leonardo Beber della cooperativa Arianna (che si occupa di doposcuola). Coordinati da Serena Vecchietti e Irene Pizzocri di Atb e da Elena Pagni, fiorentina che a Peja ha passato più di un anno in servizio civile internazionale.

Gran parte della città fu bruciata dai serbi, la necessità di ricostruire alloggi ha prevalso sulla pianificazione urbanistica. Anche adesso, in alcune zone, si alzano case dagli stili più diversi, dalla sera alla mattina, in scampoli di terra. Il sistema fognario è carente. Per il 40% del territorio municipale è pronto un progetto preliminare per un impianto di depurazione che potrebbe coinvolgere alcune imprese trentine. Alessio Zanghellini, presidente dell’agenzia per la depurazione della Provincia di Trento e Maurizio Camin, direttore di Atb, ne hanno discusso con le istituzioni locali e non. Si tratta di trovare i soldi. Francesca Benci, trevigiana che studia al dipartimento di ingegneria per l’ambiente e il territorio a Mesiano, è in città da qualche mese per preparare una tesi sul trattamento delle acque reflue nella vicina val Rugova, peraltro già interessata da un progetto sulla biodiversità che coinvolge anche il vicino Montenegro.

Dopo diciotto anni dalla pulizia etnica serba, dall’intervento aereo internazionale e dalle vendette kosovare, il Paese attraversa una difficile transizione nonostante alcuni passi avanti siano stati fatti.

Alle ultime elezioni nazionali hanno vinto i partiti degli ex guerriglieri albanesi dell’Uck. Ai primi di agosto si saprà se riusciranno a formare un governo. “I rapporti tra le etnie sono tranquilli. Anche grazie al dialogo internazionale”, afferma Elbert Krasniqi che in passato è stato vicepresidente del consiglio comunale di Peja in rappresentanza delle minoranze. Il Patriarcato di Peć, culla della spiritualità serbo-ortodossa, rimane comunque presidiato dalla polizia, per evitare possibili attentati. Fuori dal monastero di Visoki Dečani, stazionano invece i soldati della Kfor (la forza militare internazionale a guida Nato). E per entrare, in entrambi i casi, è richiesto il passaporto. Sono passati i tempi in cui i serbi dovevano essere scortati a fare la spesa. E a seguirli c’era anche Krasniqi, che appartiene alla minoranza egiziana. Vivono nel villaggio di Gorazdevac, separati dagli albanesi, come i rom nel loro quartiere. “Non si possono – aggiunge Krasniqi – mettere sullo stesso piano i massacri commessi dai serbi con i successivi delitti compiuti dai kosovari. Per il governo che si formerà dovrà essere prioritaria l’opera della Corte di giustizia che tratterà i crimini di guerra kosovari. Nella legislatura successiva, poi, dovesse vincere il movimento Vetëvendosje (che alle ultime elezioni ha coagulato il voto di protesta contro il sistema politico, ndr), fondamentale sarà la lotta alla corruzione”.

Fitore Haxhihasani dal nulla ha dato vita al Centro per una vita indipendente. Da quasi vent’anni segue ragazzi, uomini e donne autistici, down, con ritardo mentale; ora sono 36. Un centro, unico in Kosovo, aperto dalla mattina al pomeriggio, quasi tutto l’anno, dove fare lezioni di letteratura e matematica, attività sportive, corsi di informatica e cucina, ma anche di igiene personale oltreché realizzare prodotti artigianali e vendere vestiti usati. Con annesso un piccolo giardino pubblico che viene curato periodicamente.

“Anibar” è un festival del cinema d’animazione, per la maggior parte corti, ormai all’ottava edizione. A metà agosto saranno in 230 i film in concorso provenienti da 80 Paesi. “Riprendersi la città è il tema di quest’anno – afferma Vullnet Sanaja, direttore e cofondatore –. Il nostro obiettivo è quello di rompere l’apatia di molti giovani, coinvolgendoli in attività culturali”. “Entrare nell’Unione europea? E’ il nostro futuro, non c’è alternativa. Certo, visto com’è messa – commenta Krasniqi, con un’immagine che solo nei Balcani potevamo sentire – è come andare in discoteca alle cinque del mattino dopo che c’è stata una gran festa. Sono lì che puliscono e lavano per terra. Speriamo che ci offrano la colazione e che la sera riaprano il locale”.

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