La pittoresca “strada delle Pontare”

Il capitello del Crocifisso e l’ imbocco della strada delle Pontare
Il capitello del Crocifisso restaurato nel 1994 dalle penne nere segna l’incrocio della strada bianca che sale verso l’abitato di Baselga del Bondone con quella che a Cadine serve una porzione di quartiere residenziale nel pianoro ai margini delle nude e aride pendici del monte Grum.

La cappella quadrangolare, datata 1824, intitolata al guaritore degli appestati per antonomasia, San Rocco, sorge in un’area storicamente considerata punto di incontro della popolazione pievana “del Supramonte” e oggi solcata dalla via di collegamento Baselga-Sopramonte.

Tra le due edicole votive, ipotizzabili coeve per similitudine di soluzioni architettoniche, si snoda per circa 400 metri la pittoresca “strada delle pontare”: a valle origina in periferia di Cadine su un fondo erboso pianeggiante stretto tra maestosi muri a secco elevati per poco meno di due metri e rimessi in sesto soltanto in tempi recenti grazie all’iniziativa di frontisti.

Ben presto il percorso, precluso al traffico veicolare, si fa ripido, incassato tra i confini della campagna, a lungo abbandonata, incupita dalla vegetazione cespugliosa che avvince l’ambiente agreste. Il fondo sterrato si fa sconnesso e nei tratti dove affiora prepotente la roccia compatta esso è solcato da due guide tuttora più o meno visibili indicanti l’antica frequentazione ad opera di carriaggi. A metà strada la nuda dolomia prende il sopravvento sulle murature in pietrame irregolare, liscia e declive costeggia la strada conferendole un aspetto di pungente arcaicità, e per questo ancor più suggestivo. Poco oltre si aprono accessi, chiusi da rudimentali cancellate in legno, agli appezzamenti coltivati a vite o punteggiati da sparuti alberi da frutto.

Un tratto di strada tra muretti a secco ripristinati soltanto di recente

Fino a qualche anno fa il tragitto rimaneva tristemente infossato tra i muretti, frutto di saperi e abilità affinate nel tempo, aggrediti dalla vegetazione selvaggia che sembrava nascondere e preservare il selciato impegnato in epoca antica da chissà quanti viandanti. Pochi mezzi a motore l’hanno percorsa nel tempo, potendosi conservare secondo il possibile nonostante la saltuaria manutenzione del manto, sconnesso laddove più ripido, messo alla prova dalle piogge insistenti. Eppure non pregiudica la possibilità di una gradevole escursione a piedi o in bicicletta.

Ai pregi ambientali si somma la valenza storica: con le “pontare” si ha la sensazione che le lancette dell’orologio della storia siano tornate all’Ottocento, a quella strada imperiale che per secoli ha assolto da sola il ruolo di collegamento tra Trento e il Benaco, prima della costruzione della statale della Gardesana Occidentale.

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