Segni del sacro

Quando viaggiamo in auto, sfrecciando sull'asfalto delle strade moderne, i paesaggi che osserviamo dal finestrino scorrono veloci, in un fluire ininterrotto di case, boschi, paesi, prati, capannoni e montagne. Solo l'occhio allenato e curioso è capace di cogliere – in questo mosaico di immagini confuse – alcuni “segni” che raccontano com'era la vita sulle strade di un tempo: si tratta per lo più di opere d'arte popolare, testimoni di epoche in cui mettersi in cammino significava anche affrontare numerosi rischi e sicuri disagi.

Una prova di quanto i pericoli delle strade fossero avvertiti dalla popolazione è il proliferare, soprattutto nel Medioevo, di santi protettori delle diverse tipologie di viandanti.

Il più “specializzato” in tal senso è San Cristoforo: il gigante portatore di Cristo (questo il significato del suo nome ”parlante”) divenne il santo patrono dei viandanti, dei pellegrini e di tutti coloro che dovevano intraprendere lunghi percorsi difficili e pericolosi.

San Cristoforo tuttavia è anche ricordato come protettore dalla “mala” morte o morte improvvisa e senza confessione. Per questo motivo la sua immagine doveva essere abbastanza grande e ben visibile anche da lontano: si credeva infatti che vedere l'immagine di San Cristoforo potesse preservare, almeno per quel giorno, dalla morte improvvisa. Grandi affreschi o statue gigantesche erano quindi posti sulle porte delle città e sulle facciate delle chiese, orientati verso le strade principali o presso i principali valichi montani, soprattutto nell’arco alpino.

Lungo le strade del Trentino sono ancora visibili numerose raffigurazioni del “gigante buono” San Cristoforo: sulla facciata della chiesa di Sant'Antonio Abate a Borzago, sulla parete meridionale della chiesa di San Leonardo a Tesero, nel vivace affresco dipinto da Simone Baschenis nel 1533 sul prospetto della chiesa di San Giovanni Battista a Massimeno. E ancora a Peio, in corrispondenza del campanile della chiesa dei Santi Giorgio e Lazzaro, a Vervò sul campanile della chiesa di San Martino e a Gries di Canazei sulla facciata della chiesa della Madonna della Neve. Solo per citarne alcuni.

In seguito alla Riforma promossa dal Concilio di Trento, l'importanza del santo – sul quale gravava il sospetto di falsità – venne ridimensionata e confinata a un piano di devozione popolare, al fine di evitare che il suo culto degenerasse in forme di superstizione.

San Cristoforo, tuttavia, non deteneva l'esclusiva sulla protezione delle strade. La Madonna, nel suo ruolo di protettrice dell'umanità, è stata da sempre invocata da chi doveva percorrere itinerari sia quotidiani, sia lunghi e pericolosi. Lo testimoniano le numerose edicole votive a lei dedicate, presenti un po' ovunque lungo le strade, in luoghi non certo casuali. Questi segni del sacro, infatti, venivano collocati in corrispondenza degli incroci, al limite di un borgo, in prossimità di un confine e lungo il percorso verso un santuario. Edicole votive e Crocifissi creavano così una vera e propria segnaletica “simbolica” delle vie, posta a protezione dell'uomo e del territorio.

Lorenza Liandru

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