Kurdistan iracheno, prove di indipendenza

Sale la tensione nella regione del Kurdistan iracheno dopo il referendum di lunedì 25 settembre che ha portato alle urne quasi l’80% degli elettori, assegnando alla scelta per l’indipendenza da Baghdad oltre il 90% dei consensi. Il referendum sull’indipendenza voluto dal presidente Masoud Barzani solleva però dure risposte politiche (e qualche minaccia) dal governo dell’Iraq e dal presidente turco Erdogan, preoccupato per una eventuale sollevazione dei Kurdistan turco. Baghdad rifiuta ogni possibile negoziato con Erbil. Durissima anche la reazione di Ankara: Erdogan ha accusato Barzani di tradimento e preannunciato il blocco di aiuti e rifornimenti. Quest’ultimo ha risposto con un appello al dialogo: “Si dia al dialogo il tempo necessario”.

“In modo libero e con un altro grado di partecipazione”: così i cristiani residenti nel Kurdistan iracheno hanno partecipato al referendum. La maggior parte di essi “è favorevole a un accordo con i curdi”, ma si tratta di una posizione espressa “senza condizionamenti, pressioni, o forzature” dall’esterno. È quanto racconta all’agenzia AsiaNews – dietro anonimato perché non autorizzato a parlare con la stampa – una fonte cattolica di Erbil, secondo cui la consultazione si è svolta “in piena coscienza e libertà”. Tuttavia, aggiunge, cominciano a “fare paura” le minacce che vengono dall’esterno, in particolare dalla Turchia e dall’Iran.

Il referendum, spiegano con convinzione nella regione autonoma, non vuole rompere i legami con il popolo iracheno, ma chiarire posizioni, ruoli, competenze e libertà di azione con il governo centrale. “Anche i cristiani – racconta la fonte di AsiaNews – sono in larga parte favorevoli”. All’interno della minoranza cristiana “si è registrata un’alta partecipazione” al voto, anche in conseguenza di “forti legami” che si sono creati in questi anni “con i vertici curdi e la popolazione locale”.

Nelle vie e nelle piazze si respira un’atmosfera di felicità per quella che viene giudicata una prova democratica di espressione della volontà popolare.

Il patriarcato caldeo auspica “una via e un dialogo coraggioso” fra Erbil e Baghdad per il futuro della regione e del suo popolo.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina