Chi traduce e chi… “conferma”

Si narra che dopo il Concilio Vaticano II, quando si cominciarono a fare i nuovi libri per la liturgia (Messale, Lezionario, i vari Rituali dei Sacramenti, ecc.), succedeva che una conferenza episcopale (l’insieme dei Vescovi di una regione o di una nazione)– per esempio quella del Madagascar – traducesse questi testi meglio che poteva in loco con i suoi specialisti. Poi mandava a Roma, in Vaticano, il testo per l’approvazione e qui si cercava qualcuno che conoscesse la lingua malgascia… Si finiva per trovare magari uno studentello che si permetteva, in base al suo gusto e alle sue capacità, di correggerequei testi … a modo suo! Così la Congregazioneper il Culto Divino e laDisciplina dei Sacramenti arrivava a “correggere” il prodotto pensato e studiato di una conferenza episcopale locale, in base a criteri poco oggettivi, poco scientifici e poco rispettosi della Chiesa locale. La cosa è andata via via peggiorando inquesti 50 anni, soprattutto dopo l’Istruzione Liturgiamauthenticam (2001) che ha causato una serie di danni alle nuove tradizioni, non solo italiane, che si volevano letterali (e non solo!) con buona pace della moderna linguistica e delle sue acquisizioni. Certamente la fedeltà al testo latino o greco e al suo significato va conservata e resa al meglio; ma questo non lo si ottiene semplicemente con una traduzione alla lettera o al divieto di introdurre elementi nuovi e diversi!

Papa Francesco è intervenuto anche su questo e loscorso 3 settembre con una Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio “Magnum Principium”, riformulando anche il testo del canone 838 del Codice di Diritto Canonico, papalepapale, ha detto ai suoi collaboratori: rispettate le scelte delle Conferenze episcopali! A voi non tocca correggere o stravolgere, ma aiutare a fare le cose bene (rivedere e valutare) e soprattutto approvare il frutto del lavoro dei Vescovi e dei loro esperti.

Non dovrebbe più accadere come quando, all’inizio degli anni 2000, la Congregazione romana ebbe la presunzione di far correggere alla CEI i testi biblici del Lezionario, tradotti e curati dai massimi esperti di Bibbia e dagli stessi Vescovi italiani. Per pregare, per celebrare è necessario che la gente possa capiree accogliere nella propria lingua la Parola di Dio e i testi eucologici (della liturgia) come già aveva chiesto il Concilio di Trento il 17 settembre 1562.

Il Cardinale Montini (diventato poi Papa Paolo VI) nel suo intervento, durante la prima sessione conciliare del 22 ottobre 1962, facendo riferimento a san Paolo (1Cor14, 16: “… come potrebbe dire l’Amen al tuo ringraziamento, dal momento che non capisce quello che dici?”), aveva chiesto che i fedeli potessero pregare intelligibilmente. Anche oggi è quello che vuole Papa Francesco: “Unire il bene dei fedeli di qualunque età e cultura ed il loro diritto ad una consapevole e attiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche con l’unità sostanziale del Rito Romano”.

Forse anche questo servirà ad avere finalmente la terza edizione del Messale Romano italiano, ma veramente italiano!

dongi

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