“La politica? Si fa ogni giorno”

Maria Romanda De Gasperi a Calavino incoraggia i giovani a impegnarsi con le scelte quotidiane a costruire l'Europa di suo padre, oggi in crisi

Prof. Maria Romana, i giovani di oggi girano e sognano l’Europa, imparano presto le lingue. Com’era il giovane De Gasperi, come lo dobbiamo immaginare?

Quando eravamo bambine di lui sapevamo pochissimo, io pensavo che fosse un semplice impiegato in Vaticano. L'ho scoperto l'ultimo anno della sua vita, quando un giorno aprì un pacco contenente suoi appunti in cui raccontava quello che succedeva, la situazione della Chiesa durante il fascismo, l'incapacità o l'impossibilità di ribellarsi, giornali vecchi del 1920. Voleva scrivere la sua vita e cominciò a raccontarmi, a leggere quello che aveva scritto, ed io che non sapevo nulla della sua giovinezza, cominciai a capire veramente chi era stato, leggendo quelle carte con lui.

Se dovesse definire suo padre, quali aggettivi userebbe?

Era soprattutto un uomo onesto, con se stesso e con la vita, e quello che ha fatto lo ha fatto sempre perché credeva in quello che diceva. La sua carriera è sempre una grande fatica, a volte anche un dolore: doveva rappresentare l'Italia, mantenere alta la responsabilità di tutti gli italiani senza che cadesse sul popolo, ma prendendola su se stesso; un uomo che ha sempre combattuto per la libertà.

Suo padre aveva a cuore la democrazia. Quale consiglio darebbe all'Europa di oggi?

Prima di tutto credo che chiederebbe di avere fiducia nell'Europa, e lavorare insieme per essa. Questa è l'unica salvezza per i popoli europei. Oggi noi ci lamentiamo molto, e ci sono critiche giuste, ma dobbiamo superare questa parte negativa, prima di tutto in noi stessi: anche se ci delude molte volte, l'Europa siamo noi, uno per uno, e dovete sapere che ogni cosa che fate è per l'unità europea, affinché voi e i vostri figli abbiate una vita diversa da quella che abbiamo avuto noi. Noi abbiamo iniziato, il vostro compito è andare avanti e capire cosa si potrebbe fare per migliorare ancora.

Cosa direbbe suo padre ai giovani che vogliono fare politica?

Studiare la storia, i movimenti politici di un tempo e di oggi, capire perché tante nazioni non hanno ancora la libertà, perché facciamo ancora le guerre. E poi meditare su se stessi perché fare politica praticamente è vivere: se tu vivi bene, fai una buona politica, se il tuo modo di essere non è giusto, fai una politica sbagliata. Non si può separare la politica dalla vita personale, la politica è il modo di fare, vivere, avere collaborazioni con gli altri, capire le persone, aiutare, credere.

Ho visto da vicino quanto è difficile essere sempre giusti, negli studi, nel lavoro, nelle segreterie di partiti e ministri, e fare il possibile affinché le cose siano giuste e non prevalga il piacere personale: la politica non è una carriera intrapresa allo scopo di guadagno, è occuparsi del bene degli altri, prendersi cura delle difficoltà altrui cercando di risolverle.

Nel film "De Gasperi, l'uomo della speranza", di Liliana Cavani, abbiamo visto che suo padre è stato messo in carcere. Ci racconta perché?

Amava la libertà, e come deputato non poteva stare zitto davanti al fascismo: venne imprigionato perché aveva portato avanti un partito, il Partito Popolare, che aveva un programma di grande libertà. Le lettere dalla prigione esprimono il dolore di essere stato castigato per la sua idea di libertà e di giustizia. Non sapevo che mia madre rispondeva alle lettere dal carcere, Alcuni anni fa, aprii un pacco di giornali dell'epoca che la mamma aveva messo da parte e trovai una busta con tutte le sue lettere a mio padre. Scoprirle mi ha commosso e mi è dispiaciuto non averle potute pubblicare, almeno in parte: sarebbe stata la descrizione di un amore vero, dell'aiuto che si erano dati l'un l'altro. Per mio padre la prigionia fu pesante fisicamente visto che non stava neanche tanto bene, ma soprattutto fu umiliante e all'inizio domandò al Signore perché gli era successo; poi la risposta data a se stesso fu che forse doveva pagare per altri che non avrebbero saputo sopportare una tale ingiustizia, e nelle lettere non c'è mai una parola di odio, di vendetta.

Lei era a fianco di suo padre. Cosa ricorda con nostalgia?

Per me era importante stargli vicino, al punto tale che quando se ne andò mi crollò il mondo addosso. Da ragazzina, a tavola stavo seduta vicino a lui e quando domandava di portargli qualcosa, magari un giornale, mi ero già alzata per andare a prenderglielo senza sapere cosa voleva. Qualunque cosa gli avessi chiesto, avrebbe saputo spiegare, dare una risposta, ed era un uomo religioso, credeva profondamente in Dio, però non ci spingeva ad andare a messa per forza tutti i giorni. La domenica andavamo insieme a S. Pietro, non c'era molta gente, ogni altare aveva un sacerdote, ma non c'erano banchi, si stava lì in un piccolo gruppo, magari 15-20 persone, in piedi, ed era come stare in una piccola cappella. Papà aveva il libro della messa in latino, non ci obbligava a leggerlo ma il suo esempio era tale che non si poteva fare a meno. Anche quando, da Presidente del Consiglio, doveva essere presente a qualche Messa ufficiale, aveva sempre il suo libretto. La sua era una fede vera, qualche volta scherzava con noi, diceva pensa un po' se gli angeli stonano, che disturbo in Paradiso, aveva anche questa leggerezze, ma la religione per lui era una cosa seria. Cosa mi manca di lui? Ho dovuto mettermi a scrivere la sua storia, è stato il modo per riempire il vuoto che ha lasciato.

Quanto è stato difficile per suo padre mantenere fede ai suoi principi radicati in valori profondi come la giustizia sociale, la pace, l'unità?

Dare l'esempio giorno per giorno, fare seriamente politica, credere davvero nella possibilità di aiutare il popolo italiano, affrontare tutte le conseguenze della guerra, riuscire a portare il popolo a vedere serenamente il proprio futuro non fu facile. Dalla povertà in cui eravamo caduti, riuscire a portare la nazione a credere e lavorare per il proprio futuro non fu per niente facile.

“Fai il dovere a qualunque costo”, diceva suo padre. Quali altri consigli ci darebbe per il nostro futuro?

Basterebbe già questo (sorride), difficile dirvi cosa fare nel futuro, certamente essere onesti e aiutare gli altri, pensare che la politica la facciamo noi, ogni giorno. La facciamo con il nostro vicino, con il nostro amico, con i nostri parenti, perché la politica non è soltanto fare leggi, ma anche camminare in un certo modo, nella serietà, nella giustizia, nell'amore verso gli altri. Questa è la politica, quella che dobbiamo fare tutti, con serietà. Noi stessi dobbiamo essere deputati e portare avanti la politica e la storia: dipende da noi, non soltanto dalle persone che eleggiamo.

(a cura di)

vitaTrentina

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