Abusi, la verità ci fa liberi

Il vescovo Muser al convegno diocesano: “Finalmente sono state ascoltate le vittime”

Bolzano – La Diocesi di Bolzano-Bressanone ha istituito da tempo un gruppo di lavoro che si occupa di “Prevenzione di abusi sessuali e violenze” e organizza ogni anno un convegno per sensibilizzare e formare operatori pastorali e associazioni ecclesiali. Serve “sfatare il tabù degli abusi sessuali e della violenza”, come sottolinea il presidente del gruppo di lavoro, don Gottfried Ugolini. Benché quella altoatesina sia una delle poche diocesi italiane ad affrontare questo tema e a proporre passi concreti, “rimane ancora molto da fare”.

Il convegno di quest’anno si è tenuto il 18 ottobre col titolo “Succede frequentemente e ovunque”. Due i relatori principali. Heinrich Keupp ha presentato gli studi sulla rielaborazione di abusi sessuali svolti nei conventi benedettini di Ettal (Baviera) e Kremsmünster (Alta Austria). Federica Santangelo ha parlato di un’indagine condotta a livello europeo sulla violenza sessuale nei confronti delle donne.

Ha introdotto i lavori il vescovo Ivo Muser. “Finalmente sono state ascoltate le vittime”, ha detto in riferimento agli sviluppi degli ultimi anni in ambito ecclesiale e sociale. “Finalmente sono state prese sul serio e verificate le accuse, sono state adottate misure appropriate per le vittime, per il loro ambiente e per coloro che hanno commesso reati nei confronti di bambini e adolescenti. Il potere del silenzio è stato spezzato e la realtà tenuta nascosta è stata resa pubblica attraverso i media. Lo dico con convinzione: la bomba è scoppiata. Era doloroso e altrettanto imbarazzante, ma è bene che questa bomba sia scoppiata”. Come Chiesa, sottolinea il vescovo, “abbiamo una responsabilità che ci obbliga a garantire ai bambini e ai giovani una crescita tutelata e intatta”. E cita, da Giovanni, la frase: “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”. Chiediamoci, è l’appello di mons. Muser, “come affrontiamo, in quanto singoli cristiani e in quanto Chiesa tutta intera, il potere, l’autorità, la sessualità umana e le relazioni interpersonali nel pieno rispetto dei valori cristiani. È un lavoro che richiede un esame di coscienza sincero e radicale, sia a livello personale che a livello strutturale, cioè come Chiesa in tutte le sue strutture”.

“Altrettanto la società è chiamata a riflettere sui suoi valori fondamentali, affinché sia garantito che i diritti fondamentali di tutti gli uomini, in modo particolare dei bambini e dei giovani, possano essere realmente vissuti e difesi”. Chiesa e società, suggerisce il vescovo, “possono avviare un nuovo dialogo”.

Senza rimuovere le responsabilità nella Chiesa, “non dobbiamo dimenticare che la maggior parte della violenza sessuale avviene nelle nostre famiglie e nell’ambito familiare, parentale e nel vicinato. Proprio perché può avvenire e avviene ‘frequentemente e ovunque’ c’è bisogno di un cambiamento culturale radicale”. Si tratta di passare “da una cultura del ‘chiudere gli occhi’ a una cultura del ‘tenere gli occhi aperti’, da una cultura del ‘non sono affari nostri’ a una cultura della trasparenza, della schiettezza e della corresponsabilità”.

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