I tanti volti del custodire

La manifestazione è promossa dall’associazione La Pimpinella. Le antiche varietà locali, adattate ai nostri territori, sono le più adatte per la coltivazione biologica e per l’orticoltura familiare

Non usano termini difficili come “biodiversità”, ma quello che si apprestano a fare va proprio nella direzione di preservare la diversità delle forme che sono in natura. Loro sono i “custodi dei semi” – agricoltori, orticoltori familiari, semplici appassionati – che, domenica 5 novembre presso il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina di San Michele all’Adige, avranno la possibilità di scambiare, donare o farsi regalare semi autoprodotti di varietà antiche locali. E, in primavera, avranno così l’opportunità di seminare queste varietà contribuendo alla loro difesa e valorizzazione.

E’, questa, la terza edizione di “Chiamata a raccolto”, il singolare incontro di scambio dei semi promosso dall’associazione di promozione sociale La Pimpinella, nata giusto dieci anni fa da un gruppo di persone attente alla salvaguardia della biodiversità agricola. Si tratta, spiegano gli organizzatori, di una tradizione millenaria che in tutto il mondo ha salvato varietà di piante orticole e frutticole destinate altrimenti all’estinzione. Tali varietà hanno così potuto continuare la loro evoluzione, adattandosi pian piano a nuove condizioni di clima, terreno, altitudine, esposizione.

In passato, le sementi di famiglia erano merce preziosa che entrava a buon diritto nelle doti delle ragazze da marito, nella valigia degli emigranti, negli scambi fra famiglie, fra villaggi, fra zone geografiche. Oggi, a conservare con amore e rispetto antiche varietà locali destinate altrimenti all’oblio, al Museo di San Michele all’Adige ci saranno agricoltori, cooperative sociali che svolgono attività agricola, curatori di orti comunitari, orticoltori.

Sono ormai più di un centinaio le varietà orticole e un’ottantina quelle frutticole che sono state recuperate negli ultimi anni attraverso segnalazioni, passa parola, visite, interviste, uscite sul territorio e ricerche sui vecchi testi di agricoltura.

Un volta recuperati, spesso da vecchi agricoltori che hanno caparbiamente continuato a “portarli avanti”, i semi vengono affidati all’appassionato e meticoloso lavoro di coltivazione dei “Custodi dei Semi”. Seguiti dalle indicazioni, dai consigli e dalla formazione da parte dell’associazione i Custodi riproducono le varietà affidate e le restituiscono a fine stagione all’associazione La Pimpinella. A questo punto, un prezioso patrimonio è disponibile per essere affidato la stagione successiva a nuovi custodi e per essere reintrodotto nei territori d’origine. Le comunità locali possono così riappropriarsi della propria ricchezza, che si credeva perduta, e di darvi nuovo valorizzare riseminando le antiche varietà negli orti familiari, nelle piccole aziende biologiche che credono nel legame con il territorio, negli orti scolastici…

I sapori delle antiche varietà tornano in questo modo sulla tavola di casa, ma anche di qualche ristoratore lungimirante che li ripropone. E perché non pensare a introdurre queste antiche varietà nelle mense scolastiche o nelle mense delle case di riposo, riflettono i “custodi di semi”? Anche su questo si confronteranno domenica prossima, insieme ad altri che in Italia si occupano di biodiversità agricola, quali Coltivare Condividendo (Feltre), Diversamente Bio (Padova), Comitato Pera Antica (Vattaro). Ci saranno anche aziende agricole trentine che hanno cominciato a coltivare antiche varietà, cooperative sociali che fanno attività agricola ed orti comunitari “custodi dei semi”. Da non perdere l’incontro con i “Custodi dei Semi” intitolato “I tanti volti del custodire” con testimonianze di chi si è caricato il gioioso fardello di custodire una fetta preziosa di biodiversità agricola trentina.

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