“L’arbitro? Lo fanno i giocatori…”

L'ultimate frisbee negli ultimi anni è stato protagonista di una crescita esponenziale, fino al riconoscimento di sport olimpico. A rappresentare il Trentino nel panorama nazionale ci pensano gli UFO, acronimo di Ultimate Frisbee Oltrefersina, domenica scorsa ospiti della Noche del 10

Un prato, un pomeriggio di relax, due o tre amici e qualche svogliato lancio del disco; Ecco il gioco del frisbee, ovviamente per chi non conosce l’ultimate, l’evoluzione agonistica di quello che nasce come un passatempo negli anni del secondo dopoguerra, dall’idea di due veterani statunitensi e traendo evidente ispirazione dei lanciatori dell’antica Grecia. Uno sport relativamente giovane ma che negli ultimi anni è stato protagonista di una crescita esponenziale in tutto il Mondo, fino ad essere riconosciuto come sport olimpico.

Arrivato in Italia negli anni settanta, ad oggi l’ultimate nel nostro Paese coinvolge più di 1.500 atleti. A rappresentare il Trentino nel panorama nazionale ci pensano gli UFO, non un gioco di parole ma semplicemente l’acronimo di Ultimate Frisbee Oltrefersina, che domenica scorsa sono stati ospiti della Noche del 10, il programma sportivo di radio Trentino inBlu con una delegazione trasversale, composta dal presidente Roberto Calzà, da Massimo, allenatore-giocatore che ha nel curriculum un passato in nazionale, e da Eleonora, giocatrice marchigiana ma trapiantata in Trentino.

Partiamo dai fondamentali: “Si gioca in 7 contro 7 e, come nel rugby, l’obiettivo è portare il disco nella zona di meta”, spiega Massimo. “Ma a differenza della palla ovale non è permesso correre con il frisbee in mano, quindi bisogna per forza lanciarlo e fare in modo che non venga intercettato dalla difesa avversaria. Nonostante non sia previsto il contatto fisico serve tanta corsa, è uno sport molto agonistico e spettacolare”.

“L’ultimate mi ha subito conquistata”, racconta Eleonora. “Nel 2011 ho provato grazie ad una coinquilina americana che ci giocava negli Usa e venendo a Trento ha cercato una squadra; frequentando il primo anno di università da fuorisede dicevo sì a qualsiasi proposta che mi facesse conoscere gente ed ora sono ancora qui”.

La particolarità più affascinante, prosegue Eleonora, è che l'ultimate è totalmente autoarbitrato dai giocatori stessi. “Mi piace il fatto che oltre alla classifica dei punti ne esista una dello 'spirito del gioco', valutato dagli avversari con grande sportività alla fine di ogni partita in base a fattori come la conoscenza delle regole, la comunicazione in campo, lo spirito di squadra e l’attitudine mostrata in partita”.

Massimo specifica: “Chi subisce il fallo lo deve chiamare e può essere contestato da colui che l’ha commesso, ma pur di restare psicologicamente nel gioco senza farsi trascinare in polemiche controproducenti spesso è meglio ammetterlo immediatamente”. Ci pensa Roberto a farci tornare coi piedi per terra: “Non sono sempre tutte rose e fiori, si tratta di uno sport agonistico dove si corre un sacco e non si ha sempre la lucidità di autovalutarsi sui falli. Ma è questa in fondo la vera sfida”.

L’Ultimate Frisbee Oltrefersina ha da poco spento la decima candelina. “Dieci anni sono un traguardo importante, io c’ero all’inizio e oggi provo un certo orgoglio a vedere dove siamo arrivati”, racconta Roberto ai microfoni della Noche del 10: “Abbiamo iniziato quasi per caso, seguendo degli universitari a una festa, ci è piaciuto subito e abbiamo creato un gruppetto, poi la polisportiva Oltrefersina ci ha permesso di fare lo scatto decisivo, fornendoci un contributo fondamentale rispetto al campo o alle trasferte”.

Massimo guarda anche al futuro: “Attualmente siamo in serie C, la serie A è quasi inarrivabile senza un bacino numericamente importante di giocatori, ma non nascondiamo di puntare alla serie B, e quest’anno speriamo possa essere l’anno buono!”. Auguri quindi, non solo per il compleanno.

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