Sorella letteratura

Scritto a quattro mani con Riccardo Mazzeo: “Leggere storie ci aiuta a capire meglio l'altro, leggere la società serve a capire quali azioni politiche possono cambiare il mondo”

Letteratura e sociologia sono discipline che dovrebbero unire gli sforzi per cercare di capire la realtà, sorreggendosi l'un l'altra come sorelle gemelle. E doveva intitolarsi "sorella letteratura" quell'"Elogio della letteratura" (Einaudi, 2017) – scelto dall'editore – che costituisce l'ultimo testo del grande pensatore polacco Zygmunt Bauman, scomparso a inizio anno, scritto a quattro mani con Riccardo Mazzeo, con il quale collaborava e al quale era legato da un'amicizia decennale. Un libro che indaga il rapporto tra letteratura – e arti in genere – e sociologia, presentato da Mazzeo dialogando con Paolo Malvinni martedì 21 novembre nella Biblioteca comunale di Trento. E il dialogo – appassionato – tra le due voci amiche è anche la forma stilistica scelta per evidenziare quanto, contrariamente all'opinione comune che assegna vocazioni diverse, tali discipline siano connesse da un obiettivo comune e condividano lo stesso ambito d'indagine.

"Bauman desiderava studiare la società e le relazioni umane per capire da dove scaturisce il male – ha esordito Mazzeo ricordando l'amico -, ma la sociologia come mera raccolta e analisi di dati risultava essere per lui una scienza monca. Di qui la sua esortazione a leggere i narratori, considerando non solo l'erfarung, le esperienze oggettive riferite alla storia, ma anche l'erlebnis, l'esperienza soggettiva, fatta di un sentire individuale". Il nostro essere nel mondo è dunque costituito da storia e biografia, sociologia e letteratura, arte, cinema, musica: discipline non in competizione tra loro, ma legate, anche al fine di limitare il rischio di eccessiva materialità da un lato e di eccessivo personalismo dall'altro.

"Oggi più che in passato si tende ad ascoltare la propria voce e quella di chi, sui social media, sposa la nostra linea di pensiero – ha commentato Mazzeo a proposito della formula dialogica, già utilizzata in "Conversazioni sull'educazione” (Erickson, 2012) -: siamo in un'epoca di individualizzazione radicata ed estrema in cui ci si scrive addosso e ognuno legge se stesso. Il dialogo reale, invece, è quello che abbiamo con chi la pensa diversamente da noi, solo in una coesistenza costruttiva possono scaturire nuove visioni". I personaggi dei romanzi, pur con le loro imperfezioni, ci insegnano proprio per questo qualcosa su noi stessi e ci fanno cogliere prospettive impensate, invece le possibilità comunicative garantite dalle tecnologie consentono di avere molti avatar e perciò vivere tante vite, ma ciò innesca un continuo scivolamento da un'identità all'altra che consegna un mondo sfilacciato, fatto di sciami e non di gruppi: "Si sta insieme per un po' e poi ognuno continua per conto proprio, ma non si possono risolvere problemi globali agendo singolarmente: i maestri da soli non bastano, servono azioni collettive".

Una delle chiavi di lettura del libro – che si domanda se stiamo diventando tutti autistici, parla di "letteratura che salva" e "twitteratura", di limiti utili per crescere e della quota necessaria di disagio e di sofferenza per capire il significato stesso della nostra esistenza – sta infatti nel raccordare troubles, i problemi personali, e issues, le questioni che riguardano la popolazione in generale: "Se vogliamo risolvere gli issues, dobbiamo capire che i nostri guai ci accomunano ad altri che si trovano nella stessa situazione: leggere storie ci aiuta a capire meglio l'altro, leggere la società serve per capire quali azioni politiche occorrono per cambiare il mondo". Bauman sosteneva, infatti, che l'arte della vita consiste nel non smetter mai di tentare e la letteratura, per sua natura in divenire, e perciò ambivalente e metaforica, insegna che per vivere bisogna imparare a essere creativi e tenere insieme il liscio e il ruvido, l'uniforme e lo screziato.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina