Cittadinanza austriaca ? “Solo con il sì di Roma”

Il neocancelliere austriaco Kurz fa un passo indietro dopo le polemiche suscitate dai suoi progetti

L'Austria offrirà la cittadinanza agli abitanti di lingua tedesca e ladina dell'Alto Adige “soltanto in stretta cooperazione con l'Italia e con il governo di Roma”. All'indomani del suo giuramento, martedì 19 dicembre, il neo cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha cercato di gettare acqua sul fuoco acceso dal suo programma di governo, sottoscritto con l'estrema destra rappresentata dal Partito della libertà (Fpö) di Heinz-Christian Strache, che prevede nelle sue 181 pagine l'ipotesi della doppia cittadinanza ai sudtirolesi.

Kurz, inoltre, ha insistito sull' “eccellente collegamento con Roma” e ha sostenuto che l'iniziativa è stata presa “per venire incontro ai desideri dei sudtirolesi espresso da tutti i partiti, soprattutto dallo stesso governo provinciale del Sudtirolo”. E ha aggiunto che il progetto mira “ad incoraggiare la cooperazione fra gli Stati europei”. Una mezza retromarcia rispetto ad una decisione unilaterale iniziale, eseguita dopo la sparata dell'esponente del partito nazionalista di destra, Neubauer, che aveva assicurato a Bolzano la concessione del passaporto austriaco “già nel 2018 o al più tardi nel 2019”.

Da un lato si era irritato il sottosegretario italiano agli Esteri, Della Vedova (“il piano risponde al crisma del pugno di ferro etno-nazionalista”) e si era registrata la contrarietà dell'Europa (“no ai nazionalismi” ha tuonato il presidente del Parlamento europeo Tajani).

Dall'altro la proposta ha fatto esultare la destra secessionista sudtirolese, perchè “rafforza l'identità, il rispetto dei gruppi etnici autoctoni in Stati estranei e il legame con la nostra patria Austria”, come ha chiosato il leader dei Freiheitlichen, Leiter Reber.

La questione ha acceso il dibattito, ovviamente, anche in provincia di Bolzano allargandosi al Trentino. A smorzare i toni ci ha provato il governatore altoatesino Arno Kompatscher: “C’è dell’allarmismo eccessivo, si tratta solo di una dichiarazione di intenti, sono sicuro che l’Austria proseguirà con una politica in grado di unire, sostenendo anche la collaborazione transfrontaliera che sta dando buoni frutti in tanti settori, come dimostra l’Euregio”. Per il governatore trentino Ugo Rossi l’offerta di Vienna “si presta a strumentalizzazioni che favoriscono le divisioni dentr9o le nostre comunità”. Rossi siè detto favorevole all’idea lanciata dal deputato trentino suo predecessore Lorenzo Dellai, che insiste sulla necessità di “una cittadinanza incrociata tra Austria e Italia”, come evoluzione dell’Accordo di Parigi. L’idea di Dellai è di “estendere all’intero Euregio una cittadinanza italo-austriaco-europea per tutti i cittadini di Trento, Bolzano e Innsbruck”. Dal canto suo il partito di Rossi, il Patt, in una nota ha contestato, invece, l’esclusione dei trentini dal diritto alla doppia cittadinanza italo-austriaca“nonostante condividano secoli di storia comune all’interno del Tirolo storico”.

Sulla questione è intervenuto anche il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti: “Oggi a Vienna tira un vento che ricorda altre terribili tempeste; un vento che sembra voler rianimare l’antico spettro delle Opzioni, proponendo ai cittadini di lingua tedesca e ladina una sorta di sogno verso un futuro roseo, diverso e migliore oltre frontiera, esattamente come fece un altro austriaco quasi ottant’anni fa. Voglio sperare con tutto il cuore che si tratti di una comoda provocazione”.

E’ già in possesso della cittadinanza austriaca per il principio dello ius sanguinis il consigliere provinciale del Pd Mattia Civico che ai nbostri microfoni ha detto di non avere “nulla in contrario se si trovano gli strumenti giuridici che riconoscano l’appartenenza consolidata ad una comunità; il doppio passaporto diventa pericoloso se invece è la strada per rinfocolare i separatismi su base etnica; in prospettiva sarebbe opportuno che riguardasse tutta la comunità euroregionale transfrontaliera, quindi anche il Trentino”. Contrario all’iniziativa il consigliere provinciale di Forza Italia, Giacomo Bezzi: “Che senso ha? Entrami gli Stati appartengono all’Unione europea, è un forzatura politico-istituzionale, si rischia di provocare un focolaio in altre regioni e di indebolire il sistema europeo, che va invece rafforzato con riforme più vicino ai cittadini e meno alla finanza”.

Si è schierato anche il re degli Ottomila Reinhold Messner: “Sono fiero di essere altoatesino con passaporto italiano”. Infine, ai microfoni di Trentino inBlu lo storico altoatesino Paolo Valente ha commentato la proposta austriaca come “espressione di quei nazionalismi che ritornano in auge un po’ in tutta Europa dalla Polonia alla Catalogna, dal Belgio all’Ungheria. Lo spirito di integrazione europea a mio avviso va verso una cittadinanza europea non verso la doppia cittadinanza; l’Europa ha senso perché garantisce il rapporto tra le nazionalità e i diritti delle minoranze. Tecnicamente, infine, va detto che il provvedimento non è previsto dalla legge austriaca, potrebbe creare conflitti tra Italia e Austria e gli Stati che un tempo appartenevano all’impero asburgico e certamente minare la pacifica convivenza in Alto Adige”.

In linea teorica sono 330 mila gli altoatesini di lingua tedesca e 31 mila i ladini che potrebbero richiedere la cittadinanza austriaca. Nell’ipotesi sarà necessaria la dichiarazione di appartenenza linguistica e la procedura sarà gratuita. In futuro atleti altoatesini potrebbero gareggiare per la nazionale austriaca, mentre il servizio di leva, scatterebbe solo in caso di trasferimento della residenza in Austria. Esclusi invece i trentini, anche se in passato il loro territorio apparteneva all’impero austro-ungarico, “perché non indicati dallo Statuto d’autonomia come minoranza linguistica”.

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