“Un onore indossare questa maglia”

Dopo la bella vittoria contro Cremona, ai microfoni della Noche del 10 il centro della Dolomiti Energia, Luca Lechtaler, al terzo campionato consecutivo con la canotta bianconera

È stata una serata lunga ma sicuramente piena di soddisfazioni quella di domenica scorsa per Luca Lechthaler, sempre più uno degli uomini simbolo dell’Aquila Basket, al terzo campionato consecutivo con la canotta bianconera. Il centro originario di Mezzocorona infatti, dopo essere partito nel quintetto titolare nella convincente vittoria della Dolomiti Energia contro Cremona, ha incontrato tifosi e soci del Trust Aquila durante la tradizionale cena di Natale, e infine ha raggiunto gli studi di Radio Trentino inBlu ospite dell’ultima puntata del 2017 della Noche del 10 dove non si è sottratto alla nostra raffica di domande.

Luca, partiamo dall’attualità, con Cremona è arrivato un altro risultato molto positivo, ma com’è andato il match visto dal campo?

Molto molto bene, sapevamo che non sarebbe stata una partita facile e venivamo da una trasferta lunga, ma l’abbiamo interpretata nel miglior modo possibile, avevamo un gran bisogno di portare a casa i due punti e tenerci agganciati alla zona playoff. Siamo contenti perché in quest’ultimo periodo siamo riusciti a cambiare registro, siamo diventati più solidi e concreti, sia in campionato sia in coppa.

Quali sono stati i fattori determinanti per uscire da questo avvio difficile?

Nella prima parte di stagione abbiamo avuto tanti piccoli problemini che hanno determinato alcuni risultati negativi, l’importante è che ora abbiamo trovato un’identità e noi “vecchi” siamo riusciti a far capire ai nuovi arrivati in che rotta bisogna andare.

Ci consenti di fare un paragone con la scorsa stagione? Anche l’anno scorso la partenza non era stata delle migliori…

Quello che è successo l’anno scorso è stato incredibile, probabilmente irripetibile. È impossibile paragonare due stagioni diverse anche perché non sai mai se chi sta davanti poi inizierà a crollare come l’anno scorso, certamente ora che abbiamo ingranato dobbiamo continuare a lavorare per centrare i nostri obiettivi stagionali.

Dopo la finale dello scorso anno non avvertite maggiori pressioni da parte dei tifosi che si aspettano anche quest’anno qualcosa di grande?

No, in primo luogo dobbiamo tenere in considerazione che Trento sta già facendo grandissime cose, e noi dobbiamo pensare a vivere ogni singolo giorno, entrare in campo e dare il massimo partita dopo partita restando sempre con i piedi per terra.

C’è un’altra provinciale che sta sorprendendo quest’anno in Serie A, cosa pensi del campionato che sta facendo Brescia?

Brescia è in un momento di grande fiducia, gioca molto bene, come atteggiamento e modo di stare in campo mi ricorda quello che abbiamo fatto noi nella seconda parte della stagione scorsa. Sono la dimostrazione che non ci si può mai basare solo sui pronostici: sulla carta dovrebbero essere altre le squadre davanti, penso a Milano, Venezia o Avellino che dovrebbero ammazzare il campionato, ma nello sport alla fine è sempre il campo a parlare…

A proposito di Milano, anche quest’anno sta deludendo le aspettative, tu che idea ti sei fatto?

Mi pare che non abbiano risolto i soliti problemi, anche per questa stagione hanno rivoluzionato la squadra e ripartire da zero è sempre un’incognita per chiunque. Hanno mezzi a disposizione non indifferenti e possono fare sicuramente meglio di quello che stanno facendo, non mi stupirei se i valori uscissero più avanti, la stagione è ancora lunga e come ho detto conta solo il verdetto del campo.

In questa stagione oltre al campionato state giocando anche l’Eurocup, come state vivendo l’esperienza nelle coppe europee?

Ci teniamo tantissimo ad andare avanti, magari abbiamo meno tempo per preparare la partita successiva ma alla fine un giocatore pensa solo a giocare. Gli spostamenti non sono leggeri e il doppio impegno a volte si fa sentire ma fortunatamente la società ha messo a disposizione uno staff tecnico, atletico e medico davvero ottimo, che ci sta dando tutto l’aiuto possibile per affrontare sempre al massimo ogni impegno.

Scendere in campo così spesso per un giocatore comporta un maggior dispendio fisico o mentale?

Dipende da come si interpretano le gare. Il gioco in Europa è sicuramente più fisico rispetto che in Serie A, ma secondo me il dispendio maggiore è mentale: finito un match devi subito resettare tutto e hai 48-72 ore per recuperare le energie nervose ed essere il più possibile pronto per la partita successiva. Adesso per esempio giochiamo il 23, poi il 27, e se passiamo il turno in Europa giochiamo già il 3 di gennaio anticipando di qualche giorno la partita di campionato, sarà un bel tour de force!

Ci sembra di capire che però questo modello NBA con partite ogni 2-3 giorni a te in fondo piace…

Mi piace molto viaggiare, certo avendo due bimbe e una moglie a casa è un bel sacrificio ma allo stesso tempo è una grande opportunità per conoscere gente nuova e culture diverse. In più giocare ogni 3 giorni è una sfida con sé stessi, aiuta a conoscersi e capire come gestirsi al meglio in tempi così ristretti.

Hai sempre dimostrato una certa attitudine a viaggiare, fin da ragazzo quando hai lasciato il Trentino per andare a giocare nelle giovanili di Siena. Che esperienza è stata?

Sono stato molto fortunato perché a 14 anni ho avuto l’opportunità di andare via di casa per giocare nella miglior società d’Italia, anche a livello giovanile. In quelle annate Siena ha vinto tutto quello che si poteva vincere in Italia ed è stata una delle squadre più forti degli ultimi anni, ma quel ciclo di successi è partito in primo luogo dagli investimenti fatti a livello di giovanili. Personalmente sono capitato in una città che per me è stata una seconda casa, lì mi hanno cresciuto, mi hanno formato dal punto di vista umano oltre che tecnico. A Siena devo tantissimo ma adesso vedere che anche Trento sta arrivando a quei livelli per me è una grandissima emozione. È un onore indossare la maglia della mia città.

Ed ora è la stessa Aquila Basket che dà l’opportunità ai giovani trentini di crescere ed arrivare ad alti livelli.

Esatto, non solo ai ragazzi di qui ma anche a tanti giovani prospetti anche stranieri che vengono a Trento per fare esperienza. Sia a livello di giovanili che di prima squadra l’Aquila Basket sta facendo un gran lavoro e, secondo me, Trento dovrebbe essere presa ad esempio da tante altre società in Italia.

Hai detto prima del tuo attaccamento al territorio e alla squadra della tua provincia attraverso il basket, ma sei molto attivo anche fuori dal campo, per esempio attraverso il progetto “Mountain Attitude”. In cosa consiste?

È un progetto che ci sta dando grandi soddisfazioni, nato dall’idea di Andrea Bonetti di Marketing Design e Luca Mich de La Sportiva, che per andare oltre la semplice sponsorizzazione hanno pensato a qualcosa che portasse un beneficio concreto, non solo a livello di immagine ma anche attraverso varie iniziative volte ad unire il mondo della pallacanestro e quello dell’outdoor. L’obiettivo è quello di valorizzare tutto ciò che io, l’Aquila Basket e La Sportiva facciamo sul territorio e per il territorio, come i tornei estivi o le scuole di minibasket della Trentino Basket Academy, per questo i miei canali Facebook e Instagram (Mountain Attitude) sono diventati anche uno spazio virtuale dove comunicare questo tipo di attività. Dall’altra parte c’è il tema non secondario di come l’attività outdoor, oltre a portarci dei grandi benefici ci consente di esplorare un territorio bello come il nostro, magari a due passi da casa. Per uno sportivo professionista poi lo stare all’aria aperta ha certamente un impatto concreto, sia a livello fisico sia mentale.

Seguendo i tuoi canali social abbiamo notato che spesso e volentieri cerchi di coinvolgere anche i tuoi compagni di squadra…

Sì, Beto Gomes per esempio a fare outdoor si è molto divertito, è stata un’esperienza incredibile per lui e proprio questa sera ho avuto la conferma da Dustin Hogue che appena possibile vuole provare a fare qualche giro in montagna. Ma il coach può stare tranquillo (ride, ndr), con me i miei compagni sono in buone mani!

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