Cinquant’ anni dopo l’oro, Nones non cerca il podio

Il campione trentino, olimpionico a Grenoble nel 1968, racconta con umiltà in un documentario anche la sua fede nel Vangelo, maturata con la moglie Inger nell'incontro con il mistico don Divo Barsotti

Fra le immagini d'epoca di questo 2018 olimpico, con l'edizione invernale in programma a febbraio in Corea del Sud, rivedremo in bianconero il trionfo di Franco Nones, prima medaglia d'oro nel 1968 in una disciplina fino ad allora sempre dominata dai nordici. Ed un mese fa il 76enne campione fiemmese è tornato in Francia, proprio nella località francese di Autrans dove il 7 febbraio 1968 vinse la sua storica 30 chilometri, per ricevere il Gran Premio alla Carriera da parte del festival cinematografico in cui è stato presentato il documentario sulla sua vita dal titolo “A passo d'oro”.

“In passato avevo rifiutato di apparire in un film, non volevo mettermi in mostra” – ci confida qualche giorno dopo Nones nella sua casa di Castello di Fiemme – ma gli amici Lia e Alberto Beltrami mi hanno lentamente convinto che valeva la pena raccontare certi momenti e certi passaggi”. Dove non conta tanto l'oro della prima medaglia italiana e l'aurea quasi leggendaria con cui Nones è ancora oggi considerato nel mondo dello sci nordico. Contano di più i valori di una maturazione umana e cristiana che Franco aveva coltivato forse fin da ragazzo – quando frequentando l'oratorio cominciò a diffondere lo stile del Centro Sportivo Italiano con il suo mitico “Trofeo Laurino” – e che ha poi continuato dopo l'incredibile notorietà conferitagli dalla vittoria olimpica: è stato fra i primi ambasciatori del lancio internazionale della Marcialonga di Fiemme e Fassa – la Gran Fondo che vanta numerosi tentativi di imitazione – e poi della pista mondiale di Lago di Tesero, teatro di ben tre edizioni dei campionati iridati.

Ma l'incontro decisivo risale agli anni Novanta, quando assieme alla moglie svedese Inger, Franco conosce don Divo Barsotti, il carismatico sacerdote fondatore della Comunità dei Figli di Dio. “Andavamo in Toscana per frequentare i suoi incontri, eravamo affascinati dalle sue meditazioni”, racconta Franco che ebbe a godere anche dell'amicizia di don Divo, teologo e scrittore, amico di Giorgio La Pira.

Alla morte di Barsotti, Inger e Franco Nones hanno percorso il cammino formativo che li ha portati ad entrare come laici sposati e consacrati ad aderire alla Comunità dei Figli di Dio. “In questi anni abbiamo accopagnato la diffusione anche nella nostra regione di questa spiritualità”, osserva la signora Inger, che è riconosciuta come “assistente di famiglia” presso i tre gruppi presenti in diocesi, ovvero con un ruolo di coordinamento. ”.

“Nella Comunità dei Figli di Dio – ci spiega Franco Nones – continuo a sentire il valore della fraternità che mi ha anche molto sostenuto dopo la morte di mia figlia Caterina e mi ha aiutato a consegnare a Dio questa ferita nel nome di Cristo”. Accompagnare passo per passo nella malattia Caterina (morta a 26 anni) è stata una prova vissuta nella luce della fede. “La sua testimonianza si è evidenziata anche nel giorno del funerale della figlia – racconta nel film padre Serafino Tognetti, prima braccio destro ed ora successore di don Barsotti nella Comunità – mi è sembrato che Franco, dopo aver combattuto con la malattia, consegnasse questa figlia al Signore; qui si fede grandezza dell’uomo che pur avendo conosciuto la morte della figlia non si deprime. Certo, è una ferita che rimane sempre, ma mai in Dio. Questa è la sua forza”.

Nella fedeltà alla preghiera quotidiana (come il video della San Paolo documenta durante le lodi mattutine) ma anche nel servizio ecclesiale, Franco Nones assieme alla moglie Inger condivide ora il valore della fede, non come una “medaglia” da esibire sul podio della notorietà, ma come un dono quotidiano che segna le loro giornate divise tra il negozio di articoli sportivi, le piste da sci e i gruppi di riflessione biblica.

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