Con Safe addio burocrazia

Compilare un modulo per la richiesta di fideiussione, firmare un contratto di lavoro o di affitto, ma anche semplicemente fare la dichiarazione dei redditi è un procedimento impegnativo per i nativi di lingua italiana, figurarsi per chi è straniero. La burocrazia, per gli immigrati, è un incubo che spesso sembra senza via di uscita.

Consce di queste difficoltà, tre mediatrici culturali hanno deciso di costituire una cooperativa, “Safe”, per accompagnare i cittadini nel complesso mondo dell'immigrazione, dalla richiesta di cittadinanza alla traduzione asseverata del certificato di nascita, passando per la consulenza nel nulla osta al matrimonio. La loro intuizione, che affonda le radici nell’esperienza personale, si è rivelata giusta: a un anno e mezzo dall'inizio dell'avventura imprenditoriale, ogni mese circa un centinaio di clienti bussano all'ufficio di via Prepositura a Trento.

Daysi C. Pion De La Rosa, dominicana naturalizzata italiana, Oleksandra Kalapach, ucraina, in Italia da 18 anni, e la connazionale Ulyana Korol, immigrata 22 anni fa, ognuna a suo modo, hanno vissuto sulla loro pelle la complessità della burocrazia. “Per un periodo sono stata invisibile”, racconta Oleksandra. “Non avevo documenti né permesso di soggiorno, aspettavo il decreto flussi per ottenere la cittadinanza ed ero frustrata, perché non potevo studiare e neanche lavorare. In quella situazione ci si può solo nascondere in casa”.

La cooperativa “Safe” si occupa in toto delle pratiche amministrative richieste dai clienti. “Attraverso i documenti portano da noi anche i loro vissuti personali”, confermano le tre donne, che per anni hanno operato come mediatrici culturali volontarie. “Conoscendo bene le esigenze degli stranieri abbiamo deciso di metterci in gioco, puntando molto sulla flessibilità”, sottolinea Daysi De La Rosa. “Questi passaggi burocratici richiedono molto tempo, il linguaggio legale è ostico e spesso la gente firma senza sapere realmente cosa ci sia scritto. Operai agricoli, camionisti, badanti e operai, inoltre, non hanno la possibilità di prendere ferie per andare all'estero a sbrigare le pratiche con i consolati”, precisano le tre socie della cooperativa.

Oltre all'ostacolo della lingua, uno dei problemi principali degli stranieri è la discordanza di normative tra l'Italia e i Paesi di origine. In sostanza, gli uffici hanno procedure diverse che inevitabilmente generano intoppi e rallentamenti frustranti.

“La mentalità serpeggiante di oggi vede lo straniero unicamente come portatore di problemi, come un fardello a carico della spesa pubblica”, ragiona De La Rosa. “Con quest'ottica non si tiene conto della grossa fetta di popolazione non italiana, ma ben inserita nella comunità, che preferisce pagare per i servizi di assistenza-pratiche, nella certezza di essere seguita passo dopo passo. È così che riusciamo a farli riappacificare con la burocrazia italiana”.

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