L’idraulico polacco sì, la mela no?

Ricordate la polemica che nei primi anni di questo millennio, con la globalizzazione e l'apertura del mercato europeo, ha agitato diversi paesi con lo spauracchio del mitico “idraulico polacco”? Un lavoratore che, con la sua disponibilità ad emigrare e a prestare la sua opera a basso costo, avrebbe rappresentato una minaccia per il benessere dei lavoratori dei paesi nei quali si sarebbe trasferito (alle polemiche la Polonia rispose con una ironica campagna di promozione turistica, vedi la foto).

Ebbene, se l’idraulico polacco – teoricamente – avrebbe trovato la strada spianata (ma negli ultimi anni è diventata un po’ come l’idraulico polacco la gran parte dei lavoratori europei, se guardiamo all’erosione delle tutele sul lavoro e del potere di acquisto dei salari), a non approdare nei nostri mercati è invece… la mela polacca. “Le mele polacche in Italia non si vendono”, ha osservato il prof. Roberto Dellacasa parlando della competizione sul mercato frutticolo europeo. E la ragione è presto detta: si dovrebbero vendere a 49 centesimi di euro al chilo, perché i consumatori le acquisterebbero solo se costassero almeno un euro meno delle mele prodotte in Italia: l’appeal di queste ultime, così come delle “cugine” francesi, è maggiore anche per la sostenibilità della produzione. “Per competere – ha concluso Dellacasa – occorre dimostrare che siamo diversi dagli altri”. Quanto questo possa durare, lo diranno il tempo e il mercato.

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