C’è bisogno di invertire la rotta

Bastasse anche un piccolo lume messo sopra il moggio per aiutarmi a trovare una pur vaga direzione, credo valga per le pur molte persone di buon senso sempre più disilluse da ciò che chiamarlo confronto politico oggi e decisamente impossibile.

Meglio definirla “corrida” e per di più senza regole ancorché priva di argomenti di prospettive credibili, ma basata solo su promesse che saranno puntualmente smentite, da demonizzazione dell’avversario da dialettiche e slogan da stadio; che devono forse aggiungere altro per annientare o spegnere qualche lume di speranza?

Speranza in una democrazia dal basso, dice don Remo Vanzetta, ma non per nichilismo ma realismo; forse che la base e meno inquinata dei capi bastone?

Faccio fatica a chiamarli leader politici merce di un tempo passato, maturati in ben più duri contesti e soprattutto formatisi in scuole di preparazione politica nel senso più ampio del bene comune “polis”.

Quanto lontano un Alcide Degasperi che ebbe a dire: “Date il voto a chi vi promette meno”. Formulare proposte idee dal basso? Credo ci sia a monte il bisogno di formare persone responsabili preparate pronte ad affrontare le grosse sfide che si affacciano: lavoro, immigrazione, denatalità, scuola, crisi della famiglia o ne saremmo travolti; persone che sappiano cogliere le “idee dal basso” si! ma con umiltà attuarle attraverso l’operosità delle formiche; non certo con le arroganze, le supponenze o onnipotenze che sbandierano il nulla, ma che sanno poi bene cavalcare gli egoismi e anche i disagi di molti con promesse del miglior Machiavelli.

Ma vogliamo convincerci che emergono perché trovano l’humus buono per crescere? Cioè una massa di popolo che li sostiene? O non sarebbe lì, giusto? Quindi ancora mi ripeto: il “basso” a volte non è molto diverso da quello in “alto”.

Attingo al vangelo e richiamo al bisogno di “conversione” ossia di invertire la rotta che in molti abbiamo imboccato, per trovare strade nuove anche se in salita.

Dal Paese dei balocchi sono usciti solo somari. In altri termini passare dalla sbornia dell’economia dell’abbondanza alla mite economia dell’abbastanza.

Per formulare idee dobbiamo forse prima ritrovare le fondamenta perdute, sia singolarmente che come comunità e nazione.

La risorsa in cui confido e nei tanti volontari riuniti in gruppi e associazioni, cosiddetto Terzo settore che sommessamente sono a tappare i vuoti e i danni provocati da questo nostro cosiddetto “modello di sviluppo”.

Pierluigi Brigadoi

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