“Nella diversità non c’è nulla di cui avere paura”

Per promuovere la pallavolo paralimpica giocata da seduti, la FIPAV del Trentino ha organizzato a Sopramonte, dall'8 all'11 febbraio prossimi, gli stage delle Nazionali di Italia e Slovenia

Sarà il “PalaTrento” ad ospitare, domenica 11 febbraio, la Nazionale femminile italiana di sitting volley, che alle 15, tre ore prima di Diatec Trentino-Wixo LPR Piacenza, affronterà in amichevole la Slovenia.

La gara di pallavolo paralimpica giocata da seduti concluderà gli stage delle due rappresentative che, da giovedì 8, si alleneranno a Trento – nella palestra di Sopramonte, aperta gratuitamente al pubblico – in vista delle qualificazioni ai prossimi Mondiali sudcoreani.

Un appuntamento organizzato e voluto fortemente dal Comitato Regionale Trentino della FIPAV, in collaborazione con la Provincia autonoma e la Trentino Volley, per promuovere questa disciplina anche in Italia.

Per il sitting volley italiano, il 2017 è stato un anno storico, che ha visto la nascita del campionato assoluto per società e la partecipazione della Nazionale femminile, oltre a quella maschile, ad una rassegna continentale.

Ambasciatrice nel nostro Paese del sitting volley è, dallo scorso dicembre, l'atleta polesana Nadia Bala, scelta come testimonial dal Consiglio Federale della FIPAV (nella quale la pallavolo da seduti è entrata ufficialmente solo nel 2013) e già fondatrice nonché presidente dell'associazione rodigina “Vinci l'epilessia”.

Durante lo stage azzurro agli ordini del commissario tecnico brasiliano Amauri Ribeiro, Bala – con l'appoggio del “Servizio infanzia e istruzione del primo grado” della Provincia – farà conoscere questo nuovo sport inclusivo in quattro istituti scolastici del territorio (vedi riquadro), negli incontri dal titolo “Io posso. I valori e le esperienza di vita per un'atleta paralimpica”. “A quelli che hanno una disabilità, cercherò di far capire l'importanza di avvicinarsi allo sport, qualsiasi esso sia”, aveva preannunciato nel giorno della nomina la 30enne giocatrice veneta, affetta da paraparesi. “A quelli che invece non hanno alcun problema fisico, cercherò di far capire che nella diversità non c'è nulla di cui avere paura. La mia grande speranza è che un giorno non si debba più nemmeno parlare di inclusione”.

Il sitting volley – nato in Olanda nel 1956 ed oggi diffuso soprattutto negli Stati Uniti, in Cina, Ucraina e Russia – utilizza gli stessi fondamentali della pallavolo tradizionale, adottando le medesime regole. Si gioca in sei contro sei, su un campo rettangolare più piccolo (10×6 metri) e con la rete più bassa, posta ad un'altezza dal pavimento di 115 centimetri per gli uomini e 105 per le donne. Al momento di toccare la palla, l'atleta deve avere almeno una parte del proprio corpo, che va dalle natiche alle spalle, a contatto con il suolo.

Di davvero “diverso” c'è solo questo. Tanto più che la pallavolo da seduti può essere praticata sia da persone con varie forme di disabilità (amputati, paraplegici e cerebrolesi, ad esempio) sia da soggetti normodotati, non richiedendo l'utilizzo di ausili specifici.

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