La missione di don Michele, anche dopo il Brasile

All’alba del giorno di San Valentino è morto all’età di 77 anni don Michele Balestra; risiedeva dal 2010 come collaboratore parrocchiale a Verla di Giovo, dove venerdì 16 alle ore 11 si terrà il funerale, mentre nel pomeriggio alle 15 ci sarà la Messa a Pieve di Bono, suo paese d’origine.

Ordinato nel 1967, negli anni della primavera conciliare e della contestazione, era stato cappellano a Besenello per maturare poi la scelta di partire nel 1969 come missionario in Brasile, nel gruppo di sacerdoti Fidei Donum. “La fede in Dio porta inevitabilmente ad un impegno nel sociale: noi, quindi, siamo qui per coltivare, per suscitare questa fede”, diceva allora all’inviato di Vita Trentina alla periferia di Recife.

Tra Comunità ecclesiali di Base e nuovi “gruppi di salute” aveva condiviso anche la “lotta” del popolo carioca; si era fatto “brasileiro”, inserendosi nel cammino della Chiesa latinoamericana, mantenendo però costanti contatti con gli altri missionari trentini: la sua presenza cordiale dava sempre un timbro speciale agli incontri biennali. Era rientrato nel 1985 e, accettando la sfida avvincente di riportare in Trentino l’esperienza vissuta in Brasile, era stato parroco a Storo; assieme all’amico fraterno don Giuseppe Beber aveva poi animato dal 2004 una delle prime Unità pastorali, quella di Brentonico, sperimentando con entusiasmo questa nuova dimensione pastorale, fino all’ultimo periodo vissuto in val di Giovo.

Più ancora che il Brasile, don Michele portava nel cuore la forza liberatrice del Vangelo e la guida affascinante di un Dio che ha scelto di stare dalla parte dei poveri. Il suo sorriso bonario, sotto l’inconfondibile barba, ha accompagnato molti trentini.

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